lunedì 28 giugno 2010

Quando Tremonti parla di scuola...

Tremonti apre uno spiraglio sui tagli alla scuola. Su cosa?

La modifica più attesa al decreto legge 78/2010 è quella annunciata dal ministro dell'economia Giulio Tremonti intervenendo lo scorso 24 giugno all'incontro svoltosi a Roma tra i sindacati della scuola, cui hanno preso parte il segretario generale della Confsal Marco Paolo Nigi, il segretario generale della Uil scuola Massimo Di Menna, della Cisl scuola Francesco Scrima e della Gilda Rino Di Meglio.

Tremonti non è stato chiarissimo, o meglio le sue parole sono state diversamente interpretate dai giornalisti presenti e dagli stessi sindacati. Certamente il ministro dell'economia ha riconosciuto che la parte della manovra sulla scuola poteva essere rivista. "Pensiamo che sia giusto evitare il meccanismo del congelamento del 30%", ha affermato. E poi: "Il blocco per i docenti resta, ma la quota di risparmi (il 30% previsto dall'art. 64 della legge 133/2008, ndr) è stata acquisita per legge; mano a mano che saranno accertati, d'intesa con le forze sociali e il ministro Gelmini ci sarà l'attribuzione delle quote dei risparmi per il miglioramento della scuola e per il personale".

I sindacati si sono affrettati a cantare vittoria circa una presunta marcia indietro del governo sul blocco degli scatti di anzianità, ma sarà proprio così? O il ministro si riferiva al recupero dei fondi per la carriera dei docenti? O forse ancora a un misto delle due ipotesi?

Da www.tuttoscuola.com
28 giugno 2010

sabato 26 giugno 2010

TAVOLO REGIONALE PER LA DIFESA DELLA SCUOLA STATALE

IL TAR DEL LAZIO SOSPENDE L'EFFICACIA DELLE CIRCOLARI DELLA GELMINI SULLE ISCRIZIONI NELLE SCUOLE SECONDARIE, SUGLI ORGANICI DI OGNI ORDINE E GRADO E SULLA MOBILITA'.

I provvedimenti del Governo sulla scuola non solo distruggono la scuola pubblica con un taglio di 8 miliardi di euro, di 87.000 posti di insegnamento e di 45.000 posti di personale non insegnante, ma sono illegittimi.

Il TAR del LAZIO, con ordinanza n. 1023 del 25-6-10, ha accolto la richiesta dei legali dei ricorrenti, Maria Virgilio e Corrado Mauceri e ha disposto la sospensione dei provvedimenti impugnati ed ha ordinato al Ministro di depositare nel termine di quindici giorni una "documentata relazione che riferendo sui fatti di causa, controdeduca puntualmente sui motivi dedotti con il ricorso".

Il TAR ha rinviato al 19 luglio la prossima udienza per decidere se confermare o meno la sospensione dei provvedimenti impugnati.

La sospensione comporta che fino a quella data tutte le operazioni sull’organico e i relativi trasferimenti del personale perdente posto e quelle sulle iscrizioni sono congelate. La serie di illegittimità compiute dal Ministro, che – usando circolari come fossero leggi - ha forzato tempi e procedure della riforma al solo scopo di incassare i tagli di spesa , ha messo nel caos le scuole e mette a rischio l’inizio regolare del prossimo anno scolastico.

L’arroganza del Ministro è giunta fino al punto da non partecipare all’udienza davanti al TAR del 24 giugno, neppure presentando memoria scritta.Il ricorso è stato presentato da 755 docenti, genitori, personale Ata, studenti, unitamente al Comitato Nazionale per la scuola della Repubblica, al Comitato Bolognese Scuola e Costituzione e al Crides di Roma, ed è stato organizzato dai Coordinamenti scuole superiori di Roma, Bologna, Firenze, Pisa, Padova, Vicenza, Parma, Modena, Ferrara, Milano nonché dal Tavolo regionale della Toscana per la difesa della scuola statale.Il danno derivante dalla operazione governativa è gravissimo. I genitori hanno dovuto procedere all’iscrizione dei figli alle prime classi dei nuovi indirizzi per l’a.s. 2010/11:

a. senza conoscere i programmi di studio
b. sulla base del piano dell’offerta formativa dello scorso anno che gli Istituti non sono stati in grado di aggiornare, in mancanza dei programmi e dei regolamenti definitivi;
c. gli iscritti alle prime classi dei professionali non hanno alcuna garanzia che gli istituti statali siano in grado di offrire la qualifica professionale triennale finora prevista, visto che la competenza al riguardo è soggetta alle decisioni delle singole Regioni.
I genitori e gli studenti già iscritti agli istituti tecnici e professionali e che frequenteranno le prossime classi seconde terze e quarte si troveranno a loro insaputa dal prossimo settembre l’orario ridotto da 2 a 4 ore. Essi sono stati iscritti d’ufficio alla classe successiva senza essere informati del cambiamento e senza conoscere le materie soggette alla riduzione d’orario.

I Collegi dei docenti sono stati impossibilitati a definire un nuovo piano dell’offerta formativa:

a. i nuovi indirizzi di studio sono stati imposti tramite pubblicazione sul sito del Ministero nel mese di marzo. In tal modo è stato impedito agli Istituti di avanzare le loro motivate proposte di modifica delle confluenze fra gli indirizzi del vecchio e del nuovo ordinamento, come pure previsto dall’art.13 c.5 del regolamento di revisione dei Licei;
b. i Collegi non sono stati in grado di definire il loro nuovo piano dell’offerta formativa da presentare ai genitori all’atto dell’iscrizione;
c. è stato imposto ai Collegi l’adozione dei libri di testo entro il 31 maggio per le nuove classi prime senza che fossero definiti i nuovi programmi (Indicazioni per i Licei, Linee guida per i Tecnici e Professionali), che sono stati modificati più volte e sono ancora in via di pubblicazione definitiva. Molti collegi hanno rifiutato di deliberare al riguardo, altri hanno adottato testi improvvisati e definiti in base alle prime bozze dei programmi, che sono state poi profondamente modificate anche in seguito al parere del CNPI e delle Associazioni professionali.
E’ incerto a quali insegnanti verrà affidato l’insegnamento delle discipline introdotte dai nuovi ordinamenti e non previste dai precedenti.

Sono in enorme ritardo le operazioni di definizione dell’organico e quindi quelle di mobilità; in questo momento sono in fase di definizione quelle della sola scuola primaria.

I docenti si troveranno trasferiti d’ufficio sulla base di un organico basato per il prossimo anno su classi di concorso "atipiche" ovvero di classi prodotte da una commistione fra le vecchie classi e quelle previste dal regolamento di revisione, previsto dal comma 3 dell’art. 64 della Legge 133/08, che risulta approvato dal CDM il 12/06/09, ma è rimasto congelato nel suo iter.

In tal modo alcune graduatorie verranno penalizzate dall’unificazione con altre.

I testi dell’ordinanza, dei motivi aggiunti, del ricorso e la memoria depositata sono disponibili all’indirizzo www.scuolaecostituzione.it

giovedì 24 giugno 2010

Attacco al sapere: in Toscana 1856 posti in meno nelle scuole

Firenze, lunedì 21 giugno - Un maxitaglio da 1.856 posti negli istituti toscani di ogni ordine e grado. Riduzione del "50% dei contratti a tempo determinato" per i tre atenei presenti in Toscana ed una stima di 60 milioni di euro "che i dipendenti delle scuole non incasseranno a causa del congelamento dei rinnovi contrattuali per il comparto deciso dal governo". E' il quadro delle ricadute a livello regionale determinate dalla riduzione dei finanziamenti al settore scolastico stabiliti dal Governo, diffuse oggi Cgil Toscana. "Con il blocco a livello retributivo previsto da questo meccanismo vengono in sostanza cancellati tre anni di lavoro degli addetti al settore" - spiega Raffaello Biancalani, segretario regionale di categoria Flc Cgil, che ha tenuto l'incontro insieme a Franca Cecchini, delegata al settore Scuola della segreteria Cgil Toscana.

Nel dettaglio, dall'indagine del sindacato emerge che rispetto al 2009 si perderebbero per il prossimo anno scolastico 270 posti da docenti nella scuola primaria, 199 in quella secondaria di primo grado, 654 in quella secondaria di secondo grado e 733 posti nella categoria personale Ata. "In ambito universitario, le cose non andranno certo meglio - ha proseguito Biancalani - perché saranno effettuati tagli a causa dei quali verranno mandati a casa il 50% dei precari dei tre atenei toscani, il che avrà ricadute gravi visto che molti di loro tengono corsi. In più verranno tagliati drasticamente i fondi per le missioni all'estero, con conseguenze altrettanto gravi sul fronte della ricerca". Per protestare contro la "penalizzazione della scuola pubblica statale in Toscana" la Cgil, è stato spiegato, ha indetto uno sciopero regionale per i lavoratori del settore in programma per il 25 giugno.

Da www.novaradio.info
21 giugno

lunedì 21 giugno 2010

Dal Tavolo regionale per la difesa della scuola statale

Appello per un impegno unitario ed urgente per la scuola statale

Dopo la manifestazione unitaria del 3 giugno e l’incontro del giorno successivo delle realtà scolastiche con i rappresentanti delle istituzioni democratiche l’impegno per contrastare la dissennata politica scolastica del Governo deve essere intensificato; difatti ai tagli alla spesa per la scuola per oltre 8 miliardi disposti con il D.L. n. 112/08 ora si aggiungono gli effetti disastrosi della manovra finanziaria che, tagliando in modo indiscriminato le risorse degli Enti Locali, provocheranno pesanti effetti sui servizi sociali e quindi sulle famiglie.

Il personale della scuola inoltre subirà in modo diretto gli effetti della politica governativa: il personale precario avrà difficoltà a mantenere il posto di lavoro e tutto il restante personale pagherà la crisi con il congelamento delle retribuzioni già ridotte al minimo.

L’attacco alla scuola pubblica non è però il solo obiettivo eversivo di questa maggioranza; è un aspetto di una politica complessiva che tende anzitutto a scaricare gli effetti di una crisi economica e finanziaria sui lavoratori e sui diritti fondamentali, alimentando, a tale scopo, la frattura fra gli stessi lavoratori( precari, pubblici, privati,…) per ridurre più facilmente i diritti di tutti; non a caso oggi si mettono in discussione non solo l’assetto democratico dello Stato ma finanche i principi fondamentali della Costituzione.

In questa situazione è necessario creare un fronte unitario di lotta a difesa anzitutto della Costituzione e della scuola statale che della Costituzione è un asse portante.
L’unità che si è realizzata in occasione della manifestazione del 3 giugno deve essere rinsaldata e, sulla base di una piattaforma condivisa, deve consentire l’apertura nei confronti del Governo di una “vertenza scuola” che possa all’inizio dell’anno scolastico garantire un sostegno all’attività delle scuole per un effettivo diritto allo studio.

Lanciamo quindi un appello, oltre che ai Comitati genitori-insegnanti, alle OO.SS., alle associazioni democratiche, alle forze politiche ed in primo luogo alle istituzioni democratiche per ritrovarci urgentemente in un’assemblea regionale per la scuola in cui definire unitariamente tempi, modi e finalità di un’azione unitaria.

Finora ci sono state tante iniziative di genitori, lavoratori della scuola, amministratori locali; ora però è il momento di realizzare un fronte unitario ed impegnarci con un comune obiettivo: la difesa della scuola statale.

sabato 19 giugno 2010

Solo con un'immagine


Scuola: Pantaleo (Flc Cgil), governo ha falsato numeri

“Nella scuola italiana è in atto un processo autoritario. L’obiettivo di questo governo e delle forze più regressive è di eliminare la libertà di insegnamento, gerarchizzare i saperi, mercificare il lavoro cognitivo, allargare le disuguaglianze. Presto ci sarà chi avrà possibilità di apprendimento legate essenzialmente al censo e chi non le avrà per situazioni economiche sfavorevoli”. Lo ha detto Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, ai microfoni di RadioArticolo1, ospite della trasmissione Italiaparla. “È un processo che tende a escludere i più deboli: gli immigrati, i disabili, ma anche coloro che hanno difficoltà nell’apprendimento. La loro non è un’idea di scuola che premia il merito, ma di una scuola selettiva e di classe che non punta a portare tutti al successo formativo. Per questo sciopereremo il 25 giugno: per chiedere al governo di tornare a investire, perché ci sia possibilità per tutti di accedere allo studio, come dice la nostra Costituzione. Per affrontare seriamente il problema della precarietà e smetterla di tagliare sulla scuola”.

Sulla ragione dei tagli, il segretario Flc ha spiegato: “Hanno falsato i numeri. Nella scuola, negli ultimi dieci anni, l’aumento medio dei salari è stato in linea con l’inflazione. Ma il governo ha calcolato una media dei salari che tiene conto soltanto dei settori del pubblico impiego in cui sono più alti, accantonando proprio la scuola. Con la conseguenza che i tagli pesano nei contesti più delicati come la richiesta di tempo pieno al Sud, inevasa dal ministero proprio per mancanza di fondi. Anche nella scuola secondaria superiore hanno fatto un disastro. La Gelmini – ha concluso Pantaleo – è intervenuta soltanto per risparmiare, varando regolamenti irricevibili, visioni classiste che discriminano i tecnici-professionali rispetto ai licei, pensando che bastasse bocciare più ragazzi per far apparire più seria la scuola, con un approccio ottusamente ideologico, piuttosto che pedagogico. Così ad essere bocciati saranno i più deboli, quelli che non hanno gli strumenti per recuperare”.

www.rassegna.it
18/06/2010

martedì 15 giugno 2010

Debiti delle scuole: la manovra li cancella

Una norma del decreto 78 destina le risorse derivanti dai risparmi legati ai tagli di organico a ripianare i debiti pregressi delle scuole. Ma Brunetta insiste: quelle risorse dovrebbero servire a valorizzare il merito.

La lettura del comma 14 dell’articolo 8 della manovra finanziaria risultava fino a pochi giorni fa di difficile interpretazione.
Infatti la disposizione recita espressamente: “Fermo quanto previsto dall'art. 9, le risorse di cui all' articolo 64, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 sono comunque destinate, con le stesse modalità di cui al comma 9, secondo periodo, del citato articolo 64, al settore scolastico”.
In altri termini: una quota del 30% dei risparmi derivanti dalla riduzioni di organici continuerà ad essere destinata alla scuola, fermo restando il disposto dell’articolo 9 della manovra (si tratta della norma che prevede che gli stipendi dei dipendenti pubblici non possano andare oltre gli importi del 2010).
Sembra una contraddizione, ma la spiegazione sta in una lettura testuale della norma oltre che nella relazione tecnica allegata al decreto.
Intanto bisogna osservare che il comma 14 dell’articolo 8 dice che i risparmi continuano ad essere destinati al settore scolastico e non necessariamente alla valorizzazione della professionalità docente.
In pratica il testo lascia aperta la strada ad un cambio di destinazione delle risorse.
Se poi si va a leggere la relazione tecnica allegata tutto diventa chiaro.
La norma - spiega la relazione - destina le economie di cui all’articolo 64, comma 9, della legge 133 al ripianamento dei debiti pregressi delle istituzioni scolastiche ovvero al finanziamento delle spese per supplenze brevi e di funzionamento ivi comprese quelle per le attività di cui all’articolo 78, comma 31 della legge n. 388/2000”.
La disposizione assume un rilievo di non poco conto, soprattutto sotto il profilo politico, in quanto per la prima volta il Ministero dell’Economia ammette esplicitamente che le scuole vantano crediti nei confronti dello Stato.
Il MEF, infatti, ha sempre negato l’esistenza di tali debiti, con un ragionamento tanto semplice quanto sbagliato sotto il profilo contabile: “E’ vero - ha sostenuto per lungo tempo il MEF - che le scuole hanno residui attivi di un miliardo di euro, ma è altrettanto vero che hanno avanzi di amministrazione di uguale entità; e allora basterebbe usare gli avanzi per cancellare i residui”. Peccato che quasi sempre gli avanzi di amministrazione derivino da risorse di provenienza non statale (contributi di enti locali, delle famiglie e così via).
Così come appaiono del tutto incosistenti le spiegazioni fornite dal ministro Gelmini che in più circostanze aveva affermato che le difficoltà finanziarie delle scuole sono dovute in larga misura alla incapacità dei dirigenti scolastici.
Invece adesso la relazione tecnica allegato al decreto 78 certifica, nero su bianco, che debiti e difficoltà ci sono davvero e che non sono dovute alla incompetenza dei dirigenti.
Adesso si tratta di vedere cosa succederà durante il passaggio in Parlamento.
Il ministro Brunetta ha già fatto sapere che un po’ di soldi per premiare il merito dovranno saltare fuori e allora è probabile che, alla fine, si arrivi ad un compromesso: un po’ di risparmi serviranno per ripianare i debiti e un po’ andranno al personale, che nel frattempo sconterà però il taglio degli stipendi a causa del blocco del contratto e degli scatti di anzianità

di R.P.

Da www.tecnicadellascuola.it
07/06/2010

domenica 13 giugno 2010

Scuola primaria: la lotta paga!

Da più di un mese Roma pullula e pulsa di una miriade di iniziative in difesa della scuola pubblica: sit in, presidi, cortei, manifestazioni di vario genere, cui la FLC ha sempre attivamente partecipato.

Docenti, genitori, soggetti impegnati contro il degrado del territorio esprimono così la forte consapevolezza che la scuola pubblica è presidio di democrazia e laboratorio di cittadinanza, che ha una funzione sociale insostituibile da svolgere, che il tempo scuola adeguato ai bisogni degli alunni è fondamentale.

Ma gli uffici periferici del MIUR, USR e USP, a Roma si erano mossi con grande zelo in senso contrario.

Pur di dimostrare, come vuole il ministro Gelmini, che il tempo scuola è aumentato, avevano tagliato posti di tempo pieno consolidato - nemmeno messi in discussione dalla circolare ministeriale n° 37 sugli organici! - per ridistribuire l'orario su tempi lunghi, tramite il tristemente noto "spezzatino".

A fronte del dilagare della protesta, sempre accompagnata dalle nostre pressanti richieste di intervento al MIUR, tanto zelo deve essere apparso perfino eccessivo e il Ministero, infatti, è corso ai ripari.

Il Direttore Generale Chiappetta con una nota inviata il 1 giugno scorso al Direttore dell’USR del Lazio, a lungo tenuta nascosta, invita perentoriamente a garantire la conferma delle classi attualmente funzionanti a 40 ore in fase di organico di fatto.

È senz'altro un risultato positivo, a dimostrazione che la determinazione e la partecipazione attiva a rivendicare il rispetto dei diritti producono cambiamenti, ancorché all’interno di una situazione che rimane critica.

Vigileremo attentamente perché a quella nota si dia concreta attuazione.
Flc Cgil

Da www.flcgil.it

venerdì 11 giugno 2010

Che vergogna: nemmeno la protesta pacifica è più consentita!

FIRENZE, PRESIDE VIETA
PROTESTE CONTRO GELMINI


«Si comunica a tutti i docenti e al personale di custodia che è categoricamente vietata (“categoricamente vietata” è sottolineato) qualunque esternazione tesa a dequalificare la figura del ministro della pubblica istruzione con volantinaggio, grembiulini appesi alla recinzione così come disegni, striscioni, nastri e quant’altro». È l'incipit della circolare interna che ha come oggetto "disposizione urgente" scritta da Eda Bruni, dirigente scolastica dell'istituto comprensivo di Calenzano (Firenze).
L'urgenza della preside viene dalla 'necessità' di bloccare le proteste dei cittadini contro i tagli alla scuola decisi dal ministro Gelmini. Tagli che impediscono a una cinquantina di bambini della scuola diretta dalla Bruni di frequentare, l'anno prossimo, la prima elementare a tempo pieno. «Siccome i posti erano pochi rispetto alle richieste prosegue un genitore, una parte della selezione è avvenuta col sorteggio. C'erano richieste per due classi di tempo in più» spiegano i genitori in rivolta. I grembiulini dei piccoli 'fuori lista' sono stati appesi simbolicamente al cancello dell'istituto. Ma la preside li ha fatti togliere. Come? Nella circolare, si minaccia di provvedimenti disciplinare chiunque contravvenga alla disposizione. Pertanto, i bidelli hanno obbedito, temendo sanzioni.
«Per me tutti possono manifestare, io tutelo però i bambini. Il cancello è di competenza della scuola e faccio sempre levare pubblicità e annunci di ripetizioni. I genitori hanno detto che avrebbero anche sigillato simbolicamente i cancelli con dei nastri e io non posso permetterlo, sarebbe uno shock per i bambini più piccoli. Non sto né con, né contro il ministro, ma non accetto che si dequalifichi l’immagine della scuola». La circolare, però, vieta "qualunque esternazione tesa a dequalificare la figura del ministro" e non quella della scuola.

CGIL: "GRAVISSIMO" «E’ un fatto gravissimo - commenta Alessandro Rapezzi, segretario provinciale della Cgil - Qui ci si preoccupa dell’immagine del ministro invece che dei motivi di insoddisfazione delle famiglie che chiedono il tempo pieno e non lo ottengono». «Non si è mai visto un atteggiamento di questo tipo - dice Mario Battistini, della Camera del lavoro di Firenze - Sul tempo pieno c'è una discussione in atto in tutto il Paese e qui invece si pensa a tutelare l'immagine del ministro. Si guardi alla sostanza delle cose e si rispetti una protesta pacifica e civile da parte delle famiglie».

Da www.leggo.it
11/06/2010

Come cittadino, come genitore e come membro del Coordinamento Genitori Sesto esprimo tutta la mia solidarietà ai genitori di Calenzano che intendevano manifestare PACIFICAMENTE contro i tagli alla scuola.

giovedì 10 giugno 2010

Anche gli amministratori scendono in piazza

TOSCANA: AMMINISTRATORI CONTRO TAGLI ALLESTIRANNO AULA IN PIAZZA
Una vera e propria aula scolastica, con tanto di banchi, sedie e lavagne, allestita nella centralissima piazza Santissima Annunziata a Firenze.

Questa la protesta contro i tagli alla scuola che sarà messa in atto, venerdì mattina, dagli amministratori di tutta la Toscana.

Tra i partecipanti, ci saranno Giovanni Di Fede, assessore alla pubblica istruzione della Provincia di Firenze, e Stella Targetti, vice presidente della Regione con delega all'istruzione.

L'intento che guida l'iniziativa, spiega Di Fede nella lettera inviata agli amministratori, e' riunire il mondo delle istituzioni per far sentire la loro voce contro la ''progressiva distruzione della scuola pubblica''.

Secondo i promotori, i tagli alla scuola, in Toscana, comporteranno una riduzione di 1.200 insegnanti nella sola Toscana.

Tra le richieste che gli amministratori avanzeranno dalla ''classe'' di Piazza Santissima Annunziata, anche la possibilità di un allentamento del Patto di Stabilità, che al momento impedisce agli Enti Locali di impiegare, per la sicurezza e l'edilizia scolastica, le risorse già disponibili.

Da www.asca.it
09-06-2010

mercoledì 9 giugno 2010

I genitori di Calenzano si mobilitano

Calenzano appende i grembiulini alla gruccia

Il “grembiulino“ simbolo della riforma Gelmini lo appendiamo fuori dalla scuola in segno di protesta contro una scuola che non garantisce più l'apprendimento e la conoscenza ai bambini.

Questa scuola annienta la formazione interdisciplinare che si chiamava “tempo pieno” o “modulo” e nega le esigenze dei genitori che lavorano così costringendoli a fare scelte difficili nell'organizzazione familiare per la mancata accoglienza delle preferenze di iscrizione.

Da lunedì 7 giugno cominciamo ad appendere i grembiulini alle recinzioni delle nostre scuole insieme a disegni, striscioni....

Giovedì 10 giugno ore 16.00 a conclusione di questa protesta Chiudiamo la scuola in modo simbolico
applicando strisce e nastri di carta alle porte e ai cancelli di ingresso di ogni plesso.

Il Comitato genitori di Calenzano

lunedì 7 giugno 2010

Il punto sulla riforma Gemini

Ricevo e vi giro:

Care colleghe e cari colleghi,
prima ancora di analizzare il testo prodotto dal Ministero, e senza ripetere i giudizi sui contenuti generali della manovra Gelmini, sento l'obbligo di fare alcune considerazioni di carattere generale sui modi nei quali viene portata avanti la manovra stessa. Premetto quindi alcune considerazioni di natura legale, scusandomi per la lunghezza e la prolissità del discorso.
L’articolo 64 comma 4 della legge 133 (da cui discende tutta la manovra Gelmini) stabilisce che la manovra stessa sia attuata “con uno o più regolamenti da adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge” (21 agosto 2008).
Ad oggi, dopo 21 mesi, dei DPR contenenti i regolamenti citati solo uno (quello relativo alla "Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei") è stato firmato da Napolitano, ma dal 15 marzo scorso è fermo alla Corte dei Conti per problemi di copertura finanziaria. Gli altri, ovvero quello sulle indicazioni nazionali relative ai licei (di cui ci viene ora annunciata la bozza definitiva), quello sulle linee guida per gli istituti tecnici ed i professionali, nonché quello relativo alle classi di concorso, sono ancora allo stato di schema. Non essendo stati ancora pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale non sono quindi ancora legge.
Appare inoltre assai improbabile che entro i tre mesi che ci separano dall'inizio del nuovo anno scolastico, e con in mezzo la pausa estiva, il governo riesca a far entrare in vigore i DPR coi regolamenti e ad emanare i successivi e necessari atti amministrativi per avviare concretamente il riordino a partire dal 1° settembre 2010. Mai nella storia della scuola italiana si era assistito ad un tale caos normativo ed organizzativo. Senza alcuna base legale il ministero chiede tuttavia alle scuole e ai loro utenti di prepararsi al nuovo anno scolastico, come se tutto fosse in regola, ad esempio adottando ed acquistando i nuovi libri di testo che per sei anni non potranno più essere sostituiti.
Il motivo di una tale situazione, che a me pare veramente scandalosa (alla faccia dell'educazione alla legalità che dovremmo impartire ai nostri studenti) risiede nel fatto che il governo vuole avviare subito i tagli legati ai nuovi ordinamenti, incamerandone i fondi. Le esigenze di cassa passano quindi sopra alle regole del diritto costituzionale! Il problema è che molti, dai rappresentanti di libri, a tanti colleghi, genitori e studenti, credono che la manovra abbia tutti i crismi della legalità, solo perché è stata pubblicata in rete o annunciata sui media. A mio avviso è compito di tutti chiarire i termini reali della questione ed esigere in tutte le sedi il rispetto della legge. Su questi temi il ministro è riuscito persino a ristabilire l'unità dei sindacati. CGIL, CISL, UIL, Gilda e Cobas, già divisi sul merito della manovra, sono ora concordi nel denunciare lo stato delle cose e nel chiedere, appunto, il rispetto della legge.
Stiamo “in campana”!!!