mercoledì 15 settembre 2010

Class action contro i tagli, per una scuola pubblica gratuita

Scuola, class action dei genitori
contro i tagli della Gelmini


Alcuni dirigenti non ricevono fondi da due o tre anni e hanno maturato crediti elevati. L'idea è del vicepresidente del consiglio d'istituto che è avvocato. La Flc-Cgil collabora

"Da Roma non arrivano i soldi per far funzionare la scuola? E noi portiamo la Gelmini in tribunale". Così hanno deciso i genitori dei ragazzi che frequentano l'istituto comprensivo di Bruino. Stanchi di dover pagare per le mancanze del ministero, hanno scelto di avviare una class action, supportati dalla Flc-Cgil. I loro figli, come gli altri 524 mila studenti del Piemonte, domani torneranno in classe per l'inizio delle lezioni. Lo scorso anno erano 25 euro, quest'anno sono diventati più di 50. Ed è andata bene, perché in un primo momento, per far quadrare i conti, si era pensato a un'"una tantum" da 75 euro. In ogni caso, si tratta di troppi soldi per mandare i figli a scuola. Almeno così la pensano i genitori degli allievi dell'istituto comprensivo di Bruino. Che, stanchi di pagare per conto terzi, hanno deciso di portare il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini davanti a un giudice. Obiettivo: reclamare il diritto ad avere una scuola pubblica gratuita.

Perché, se mamme e papà sono costretti a mettere mano al portafogli, la colpa è del ritardo con il quale il ministero invia alle singole scuole il denaro necessario per farle funzionare. Sono euro che servono per le spese più basilari, come la carta igienica, l'assicurazione dei bambini e via dicendo. Eppure alcuni istituti non ricevono fondi da Roma anche da due o tre anni. Tanto da maturare una mole di crediti non indifferente. Per esempio, racconta Diogene Franzoso, papà di un ragazzino che domani inizierà la seconda elementare nell'istituto comprensivo bruinese, "la nostra scuola vanta più di 100 mila euro di risorse che non sono mai state erogate dal ministero".

Oltre a essere il vicepresidente del consiglio d'istituto, Diogene Franzoso di lavoro fa l'avvocato. Così i docenti della scuola e alcuni suoi colleghi genitori che, come lui, fanno parte del comitato "Sos scuole Bruino", gli hanno chiesto se non ci fosse un modo per recuperare quel denaro passando per vie giudiziarie. Lui si è rivolto alla Flc-Cgil di Torino e con i legali del sindacato ha valutato una serie di ipotesi: "Ne abbiamo individuate alcune che potevano fare al caso nostro - racconta Franzoso - e poi abbiamo scelto di portare avanti una class action nei confronti del ministero".
Tecnicamente saranno i genitori ad avviare l'azione. Per prima cosa diffideranno il ministero, che avrà 90 giorni di tempo per risolvere la situazione. Se non cambierà nulla, le mamme e i papà chiederanno al Tar di ordinare allo Stato di sborsare la cifra dovuta. Dice il segretario della Flc-Cgil Torino, Igor Piotto, che si tratta di "rivendicare un'iniquità: non solo i genitori devono pagare per una scuola pubblica, ma la perdita di quei finanziamenti determina anche un abbassamento della qualità dell'offerta formativa".

Anche Franzoso spiega che "non è una questione di soldi, lo facciamo più che altro per dare un segnale". La prima tappa sarà un'assemblea pubblica, il 20 settembre, per raccogliere le adesioni. La class action è aperta soltanto ai genitori dell'istituto di Bruino e aderirvi, almeno all'inizio, è gratuito, perché le spese sono coperte dalla Flc-Cgil.

E se il Tar dovesse esprimere un parere favorevole ai ricorrenti? A quel punto le possibilità che si inneschino ricorsi a catena sono elevatissime: "Nel caso in cui il giudice dovesse darci ragione - dice il papà-legale Franzoso - la speranza è che anche altri comitati di genitori percorrano la nostra strada. Lo potranno fare a livello di singolo istituto, oppure potranno unirsi tra papà e mamme di studenti che frequentano diverse scuole".
(Stefano Parola)

Da http://torino.repubblica.it
12 settembre 2010

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