martedì 11 novembre 2008

Intervento di Gianna Baldassini

Come promesso ecco l'intervento di Gianna al consiglio comunale di ieri.

Vorrei, prima di tutto, ringraziare il Consiglio Comunale per averci offerto l’occasione di questo confronto, questo ci fa sentire meno soli, sia come cittadini che come insegnanti.


Porto la mia esperienza e il mio punto di vista di insegnante di Scuola Primaria che da tanto tempo lavora nella scuola pubblica .

Posso dire che a Settembre, quando abbiamo letto il decreto 137, siamo rimasti stupiti. Chi è nella scuola e di scuola si interessa, sa che le cose da migliorare sarebbero tante, che la nostra non è la migliore delle scuole possibili, che non tutto funziona come dovrebbe...

La sorpresa però è stata nel vedere che il Decreto non prendeva in considerazione i malfunzionamenti e le carenze, ma tagliava ore, insegnanti e in compenso aumentava il numero dei bambini per classe.

Eravamo increduli: non era possibile che tutti i mali della scuola venissero curati solo con i voti in pagella e con i grembiuli.

Leggendo meglio, non fra le righe, ma proprio le righe della Legge, abbiamo capito che l’ obiettivo era quello di risparmiare.

La logica del risparmio ha già pervaso la scuola in questi anni, si sono già tagliate risorse, già non si nominano quasi mai i supplenti, sono diminuiti gli insegnanti di sostegno, sono aumentati i bambini per classe...

Pensavamo che questo potesse bastare!

Evidentemente questo non basta ... e allora?

Allora si taglia l’ unica ricchezza che la scuola ancora possiede:

il tempo pieno, l’ inclusione, la pluralità, la condivisione e la specializzazione degli insegnanti..

Il modello di scuola a tempo pieno, in cui tanti di noi hanno creduto, è un modello accogliente, in cui c’è un posto per tutti, in cui si fa un’esperienza scolastica insieme agli altri, in cui le molteplicità degli insegnamenti e delle attività offrono a ciascuno la possibilità di affrontare il proprio percorso di crescita.

Appunto: tempo pieno.

In queste settimane abbiamo invece sentito accostare e usare come sinonimi, le parole “tempo pieno” e “tempo di 40 ore”.

Il tempo pieno è un modello educativo in cui due insegnanti condividono il progetto educativo, le responsabilità, la valutazione dei bambini e le relazioni con le famiglie.


Oggi nella scuola, anche in quella a tempo modulare, le discipline, le materie, sono suddivise in modo che ognuno di noi possa meglio specializzarsi, per rispondere alle tante esigenze di questo tipo di società.

Dagli anni 90 ad oggi questo ci ha chiesto lo Stato, infatti ci ha imposto corsi, aggiornamento e formazione e li ha richiesti anche agli insegnanti precari che oggi, invece, non si considerano parte integrante della scuola e si cancellano con un colpo di spugna.


Nel tempo scuola a 40 ore, che peraltro si potrà avere solo se le risorse di organico saranno disponibili, l’ attività didattica sarà di 24 ore e il resto del tempo verrà impiegato in “qualcos’ altro”...

L’anno prossimo potranno formarsi classi dove una parte dei bambini uscirà alle 12,30 e una parte rimarrà a scuola...a fare che cosa e con chi non si sa ... (forse a fare i compiti assegnati dalla maestra unica), ma questo si chiama doposcuola, è qualcosa che già conosciamo e come dice chiaramente la parola è dopo-scuola e non scuola!


Chi è nella scuola da tempo ed ha già visto le riforme passate, sa che una riforma, prima di tutto, enuncia il modello pedagogico a cui si riferisce, cioè quale cittadino si vuole formare e perché, poi enuncia il che cosa, cioè quali apprendimenti sono fondamentali e infine parla del come, come sarà organizzata e tale organizzazione dovrà essere in funzione del progetto educativo.


Questa volta no, questa volta si dichiarano le necessità di risparmio e il come è funzionale al risparmio: il perché, il che cosa, si riducono al voto e al grembiule ( e forse anche alle classi ponte...).

Pensavamo che tutti i discorsi sull’importanza dell’educazione, dell’istruzione, della scuola, si traducessero in una vera riforma , pensavamo che la scuola meritasse molto di più e lo pensavamo come insegnanti, ma anche come persone che vivono in questa società.

Abbiamo letto e riletto la legge per trovarvi quelle rassicurazioni che ci arrivavano mezzo tv, fino ad oggi non le abbiamo trovate, per adesso c’è scritto, nero su bianco, che la scuola funzionerà a 24 ore e con un unico insegnante.

Ma se le ore verranno quasi dimezzate si dovranno dimezzare anche gli apprendimenti eil tempo di lavoro a scuola dei bambini.


Sarà forse abbastanza facile per quei bambini per i quali la scuola è uno dei tanti momenti formativi, quei bambini se la cavavano benino anche negli anni 60, con 24 ore e un solo insegnante, ma per gli altri? Per chi non potrà stare al passo?

Ecco, è questo che non vogliamo... non vogliamo una scuola che crei disparità, perché la nostra è scuola pubblica, cioè di tutti e deve offrire a tutti la miglior esperienza scolastica possibile.

Quindi noi chiediamo che le Istituzioni del territorio ci stiano vicine,

che aiutino la scuola ad affrontare e a gestire i prossimi anni,

che continuino a condividere il progetto educativo con le famiglie e con gli insegnanti, che si faccia tutto il possibile affinché venga ripensato tutto questo, che si abbia cura delle preziose esperienze fatte in questi anni...

...prima che sia troppo tardi.

Ve lo chiediamo perché a noi “ importa”, a noi interessa il futuro della scuola.

1 commento:

Anonimo ha detto...

PROPOSTA SEMISERIA: SOLO UNA GUERRA CIVILE PUO’ SALVARE L’ITALIA.

Può sembrare una provocazione, ma purtroppo bisogna prendere atto con rassegnazione che non esiste alcuna possibilità “democratica” di governate l’Italia finchè ci saranno “loro”, quelli là , “los de siempre”, ovvero i soliti: i “sinistronzi”.
La cosa curiosa è che pur essendo Noi dei sinceri ancorché pacifici antidemocratici, proprio per non passare per “rigurgitanti” nazifascisti, abbiamo preferito adeguarci di buon grado alle loro regole garantiste, “adattandoci” ingenuamente al principio che abbia il diritto di governare chi detiene la maggioranza elettorale del Paese.
Non avevamo considerato però che per quegli individui il concetto di democrazia va interpretato a senso unico, cioè secondo le loro convenienze contingenti, per cui se il popolo decide di scegliere DEMOCRATICAMENTE in maniera diversa dai loro “desiderata” allora scatta immediatamente il riflesso condizionato di chi, da sempre si sente “antropologicamente, culturalmente ed eticamente superiore”: ecco allora che il popolo appare ai loro occhi barbaro, rozzo, ignorante, una massa di pecoroni che si fa rincoglionire dai giornali e dalle televisioni di Berlusconi. La parte “migliore” del Paese (loro) sente il “dovere” di mobilitarsi e scendere nelle piazze per protestare. Per cosa poi? Non ha importanza, ogni pretesto diviene buono per fare casino, anche arrivando all’assurdo di difendere i privilegi di piloti puttanieri e hostess zoccole dell’Alitalia (sarebbe stato meglio chiamarla “Aliroma”, tanto s’ò tutti “coatti”) a pernottare, coi soldi dei contribuenti italiani, in alberghi come il leggendario Hotel des Bains al Lido di Venezia. Che dire anche delloo spalleggiamento offerto ai “baroni universitari” per il mantenimento del loro feudale privilegio a conferire a parenti, amici e puttane loro amanti prebende sotto forma di “dottorati di ricerca” o incarichi accademici vari? Le università italiane sono stracolme di gente che “ricerca”, pur se tali pseudoricerche mai hanno dato esioto ad alcuna scoperta sia pure del cazzo. Niente, nisba.
Questi sono le “battaglie sociali” condotte oggi dai “sinistronzi”. E d’altronde i lavoratori veri, quelli che si fanno il culo dalla mattina alla sera, gli hanno giustamente voltato le spalle, per cui non avendo più operai da “difendere” ora gli “stronzi sinistrati” si arroccano a fiancheggiare i privilegiati di lusso, i parassiti ed i nullafacenti fancazzisti indovati nella pubblica amministrazione. A tutto si aggrappano per sperare di conservare il potere in quelle istituzioni del Paese che hanno pervasivamente “piattolizzato”: scuola, università, magistratura, giornali. Pur essendo minoranza non accettano minimamente qualunque riforma parlamentare che possa mettere in discussione lo status quo di un potere che ritengono debba rimanere immutabile. Loro ragionano così: “pretendi di governare il paese in base a quel programma per il quale la maggioranza degli italiani ti ha votato? Sei un illuso, NOI non te lo faremo fare”. Ed ecco allora gli avvisi di garanzia ad orologeria, le manifestazioni di piazza violente contro le forze dell’Ordine con la ricerca deliberata dello scontro fisico per poter avere l’auspicato martire da beatificare, come avvenuto con il delinquente drogato Carlo Giuliani al G8 di Genova.
Per non dire delle continue provocazioni e degli aizzamenti dei giornali, anche di quelli apparentemente liberali; apparentemente, in quanto quelle redazioni sono oramai piene zeppe di infiltrati sinistronzi ; “la Repubblica”, da un mese, da quanto sono iniziati i torbidi nelle scuole e nelle Università, istiga quotidianamente alla rivolta invitando ribelli e facinorosi ad inviare le foto della “protesta” e aggiorna di continuo gli indirizzi web dei blogs dei vari “comitati di lotta”. Se questa non è incitazione alla violenza!
La semplice verità è che “costoro” aizzano alla rivolta perché non accettano la sconfitta; in fondo, nonostante le loro millanterie democratiche han cambiato solo l’etichetta per rendersi più “presentabili” ma son rimasti i comunisti di sempre. La prova evidentissima a chi non è in malafede, è che c’è un Governo che ha una maggioranza schiacciante ed in qualsiasi altro Paese il suo esecutivo sarebbe stato lasciato in pace a governare; poi alla fine del mandato sarebbero stati gli elettori giudicare con il voto il suo operato, ridando la fiducia oppure negandola.
Questo avviene in qualunque Paese democratico tranne che in Italia, perché loro gli “antropologicamente superiori” non vogliono, non lo accettano, essendosi autoattribuiti l’esclusiva di stabilire ciò che è bene o male per per il Paese (cioè per sé stessi). Se la maggioranza degli italiani la pensa diversamente e vota in maniera SBAGLIATA non conta nulla, chi se ne frega, conta solo la superiorità antropologica della sinistra che tutto capisce e non sbaglia mai.
Se le cose stanno così - e stanno così purtroppo– che senso ha allora continuare ad andare a votare visto che la competizione elettorale non prevede un esito diverso nelle aspettative del “sinistronzo superiore”?
In Italia c’è un governo forte, con una maggioranza parlamentare stabile, omogenea ed affidabile senza più dei “signor nessuno” isterici come i Casini, Follini e Tabacci, dei quali, grazie a Dio, ce ne siamo liberati. Ora abbiamo tanti bravi soldatini che devono, nel rispetto della Gerarchia, fare una cosa semplice, semplice: approvare in Parlamento i provvedimenti decisi dal Governo, senza tante chiacchiere, dibattiti e blà-blà inconcludenti.
Naturalmente per i “sinistronzi” questo sa di “regime”, di “fascismo”, il quanto il Parlamento secondo loro è “esautorato” , manca il “dialogo”, il che tradotto dal loro linguaggio significa “concertazione”. Ma allora che cazzo votiamo a fare se poi chi vince deve condividere le decisioni che riguardano il Paese con chi perde?
Purtroppo se siamo a questo punto la colpa è della vecchia Democrazia Cristiana. Infatti mentre i democristiani pensavano a fare i “forchettoni” i sinistronzi seguivano le scuole di partito e si abbeveravano di cultura proiettati alla futura conquista burocratica dello Stato, mentre la destra, emarginata a portare indelebilmente il marchio di Caino del reducismo fascista era condannata alla negazione di ogni diritto di parola. Oggi finalmente dopo più di sessant’anni dalla nascita dell’Italia repubblicana il vento culturale sta cambiando e gli italiani non debbono vergognarsi a dichiararsi di destra; per decenni la stampa e propaganda della sinistra ha considerato i “destri” come esseri rozzi, ignoranti, retrogradi, buzzurri, coatti di periferia.
C’è tutto un pensiero di destra che finalmente oggi si sta sdoganando e senza per questo essere considerato “fascista” : Evola, Gùenon, Schmitt, Spengler, Bachofen, Junger, per citare solo alcuni.
Oggi timidamente si sta cercando di capire STORICAMENTE anche il punto di vista degli sconfitti – italiani e tedeschi – non fascisti e nazisti, perché la guerra la persero l’Italia e la Germania di allora.
Diversi intellettuali, anche non di destra, cominciano ad interrogarsi se le verità somministrateci per decenni sui “crimini” nazi-fascisti erano la VERITA’ STORICA o quella propinataci dai vincitori per fare emergere solo le colpe degli sconfitti con l’intento di far calare l’oblio sulle proprie (gli inutili morti civili Dresda, Hiroshima, Nagasaki).
Ad ogni modo i “destri” per farsi accettare come “buoni democratici” si sono sottoposti a tutti i test che i “sinistronzi” hanno ritenuto di somministragli e a dimostrazione di volersi scrollare di dosso qualsiasi retaggio politico del passato sono giunti persino all’abiura totale , con mal di pancia di tanti sinceri “nostalgici”, del fascismo come “male assoluto”. Ma anche questa continua somministrazione di test di “democraticità” non è bastata ovviamente, perché ai “sinistronzi” quel che interessa non è l’abiura in sé, ma tenere il “nemico” sotto costante esame di comportamento per poter poi sbraitare anche al minimo dubbio: “eccoli là, avete visto che avevamo ragione noi a pensare che son rimasti fascisti !”
Va quindi preso atto con rammarico che con questte “zecche” non c’è possibilità alcuna di confronto democratico. Ed allora cosa conviene fare a questo punto? Sopportarli con la pazienza di Giobbe fino ai limiti del masochismo oppure facendoci quelli passare comunque per “fascisti” non sarebbe più confacente fare i fascisti per davvero?
L’esempio a cui fare riferimento potrebbe essere la guerra civile Spagnola 1936-1939 che ha assicurato quarant’anni di pace sociale allo Stato Iberico. Potremmo anche noi adottare la stessa tattica utilizzata da quel sant’uomo di Francisco Franco, il Caudillo, per ottenere la “limpieza de sangre” e disinfestare la Spagna dai seguaci di Stalin.
Per prima cosa dovremmo sospendere per un po’ di tempo i campionati italiani di calcio di serie A, B e C, perché gli stadi ci servirebbero per riempirli di subumani rossi. Ad un ordine prestabilito delle squadre composte da italiani sani di corpo e di spirito andrebbero a prelevare all’alba nei loro tuguri questi figuri assieme alle loro femmine debosciate per concentrali negli stadi. Successivamente, al termine della “raccolta”, verrebbero poste loro delle condizioni onorevoli: o la “conversione” o l’esilio o la fucilazione immediata (è inutile un processo, non si possono processare gli stronzi).
Attenzione perché sia efficace la “limpieza deve seguire esattemente le stesse “linee guide” adottate dai franchisti ovverossia non deve assolutamente avere le caratteristiche di un pogrom, quindi niente stermini di massa, anche per non “inorridire” l’opinione pubblica mondiale, bensì un lenta, progressiva eliminazione, e possibilmente occulta delle zecche rosse, senza alcuna fretta di raggiungere subito l’obiettivo prefissato (la “limpieza”); l’ideale sarebbe il modello argentino “desaparecido”, poi per non lasciare cadaveri in “giro” si potrebbe completare l’opera comprando i “diritti” da Brusca per “scioglierli” nell’acido. L’importante è procedere con la “limpieza”piano piano, con molta calma; ciò consentirà di ottenere il massimo delle “conversioni” al nuovo ordine da parte di coloro che inizialmente si mostrassero recalcitranti e quindi si eviterebbero inutili spargimenti di sangue. Ovviamente è appena il caso di accennare che coloro che dovessero darsi alla macchia per “giocare” a fare i partigiani una volta catturati verrebbero immediatamente impiccati ai lampioni delle città e dei paesi e lasciati lì per monito per almeno 10 giorni. Per quanto riguarda la prole di questi pezzi di merda comunisti, noi non crediamo che le colpe dei genitori debbano ricadere sui figli, per cui i bambini verrebbero risparmiati e dati in affido per la “rieducazione” a famigli sane, laddove per sane intendesi famiglie tradizionali, marito e moglie, altro che famiglie di fatto costituite da concubini, froci e lesbiche.
Si può ottimisticamente prevedere che dopo l’inevitabile eliminazione dei più riottosi e degli irrecuperabili, il che tradotto in cifre significa qualche migliaio di “sacrificati” per il bene dell’Italia, il resto dei comunistoidi se ne starà tranquillo nella proprie cucce rispettando “l’ordre nouveau” costituito..
Naturalmente poiché non siamo scemi, sappiamo perfettamente che saranno dei finti “convertiti” al pari dei marranos spagnoli al tempo dell’inquisizione (ah, La Grande, sempre Benedetta “Suprema”), ma non ce ne fotte granchè, poiché l’importante è che non rompano più i coglioni, anche perché li metteremo nelle condizioni di non nuocere. In primis i docenti comunisti le scuole e le università se le potranno sognare, andranno a fare piuttosto lavori umili per soddisfare i bisogni dei loro nuovo Signori, ossia Noi.
In secondis i loro figli li manderemo a scuola solo per qualche settimana, il tempo sufficiente per saper fare la firma e contare fino a cento. E’ inutile e pure dannoso istruirli, non vogliamo che diventino come i loro padri e diventare quindi i nostri futuri nemici. Insomma garantiremo loro un livello di vita discretamente accettabile ma sappiano fin d’ora che il loro precipuo compito sarà di lavorare, lavorare ed ancora lavorare naturalmente per il NOSTRO benessere.
Una volta che la l’amata Patria sarà bonificata dalla molesta ed invadente attività parassitaria di questi umanoidi potremo finalmente riformare il Paese, ma DOPO, solo ad avvenuto “risanamento”.
Questi i punti del programma che troveranno immediata attuazione dopo il “drenaggio sociale”:
1) potenziamento forze armate e di polizia.
2) abolizione facoltà di psicologia (deprime lo spirito dei giovani).
3) Ripristino ospedali psichiatrici (dopo la “bonifica” chi ancora insisterà a definirsi comunista, essendo la “sindrome comunista” equiparata alla malattia mentale, verrà internato)
4) abolizione dei servizi per le tossicodipendenze (i drogati verranno curati mandandoli a spaccar pietre nelle cave)
5) Transessuali e checche esibizioniste verranno esiliati. Gli omosessuali seri e riservati verranno invece rispettati purchè non diano pubblico scandalo.
6) I “moriscos” nordafricani verranno rimpatriati coercitivamente nei loro Paesi, a meno che non ci “servano” per qualcosa, ma è difficile, avremo già gli ex-comunisti da “collocare”.
7) Verranno costruite molte carceri utilizzando anche vecchi edifici dimessi (scuole, caserme, fabbriche). Verranno aperti i penitenziari in isole disabitate e località montuose impervie.
8) Verranno aboliti tutti gli sconti di pena, permessi, licenze premio ecc. La condanna verrà scontata per intero fino all’ultimo giorno. In caso di delitti particolarmente efferati come pedofilia ed uccisone di bambini, verrà applicata nel primo caso la castrazione fisica e nel secondo la pena di morte previa lunga tortura. Mutuando una civilissima norma presente nel diritto islamico in caso di condanna a morte, questa potrà essere commutata nell’ergastolo previa permesso dei familiari delle vittime ed in mancanza la sentenza di morte verrà eseguita. Il carcere non avrà come scopo la “rieducazione” del detenuto bensì riconoscerà il diritto della società di vendicarsi con colui che ha infranto le regole del vivere civile.
9) I giornali non pubblicheranno più notizie di cronaca nera, per non avvilire la popolazione.
10) Accanto alla categoria degli aventi diritto alla cittadinanza italiana, comprendente tutte le persone di buona condotta e di osservanza dei sani principi educativi impartiti dallo Stato, verrà introdotta, mutuandola dalla dottrina indù, la sottocategoria dei “dalit” o “intoccabili” comprendente i vari rifiuti subumani della socità .
11) verrà reintrodotto il reato di “madamato”ed i trasgressori verranno privati della cittadinanza italiana e retrocessi nella categoria dei dalit.


Gigi Borotti

borotti@supereva.it