Il Ministero, i genitori e il bilancio ballerino delle scuole
Associazione Genitori A.Ge. Toscana - Sembra un gioco delle tre carte, quello che si sta consumando nel segreto della contabilità delle scuole, e a rimetterci guarda caso sono i bambini e le loro famiglie. La materia è molto tecnica e subito si parla di responsabilità e di Revisori dei conti, per cui i genitori eletti nei Consigli di istituto stanno capitolando ad uno ad uno: fanno giusto in tempo a lanciare un SOS di allarme all'Associazione Genitori e poi alzano la mano per votare l'approvazione, in segno di resa.
In questi giorni i Consigli d'istituto sono convocati per deliberare delle variazioni di bilancio tanto urgenti quanto inderogabili: il Ministero ha dato tassative disposizioni di non sfondare il tetto dei finanziamenti concessi e chi ha nominato 'troppi' supplenti deve adesso correre ai ripari.
Sorvoliamo sul fatto che il diritto all'istruzione e l'obbligo di sorveglianza nei confronti degli alunni, specie quelli di scuola materna ed elementare, obbliga i dirigenti a nominare i supplenti ogni volta che non sia possibile coprire un'assenza con le ormai risicate ore a disposizione dei docenti. Il Ministero dovrebbe fornire risorse adeguate ovvero provvedere a ispezioni mirate, ma in molti casi non ha fatto né l'una né l'altra cosa e ora le scuole sono in allarme.
A questa ennesima emergenza la risposta appare ormai scontata: ci si appiglia ai fondi per l'ampliamento dell'offerta formativa (Legge 440/97) e all'ormai famigerato contributo volontario dei genitori.
"Le scuole ci propongono di usare i fondi per il funzionamento per coprire le supplenze, quelli della legge 440 per le spese di funzionamento e il contributo volontario dei genitori per finanziare i progetti -dichiara Jachen Gaudenz, Presidente dell'Associazione Genitori A.Ge. Arcipelago Toscano- Di fatto in questo modo con il nostro contributo si pagano le supplenze, e allora non ci resta altro che fare sciopero anche noi e boicottare a gennaio il versamento del contributo delle famiglie".
"Come Associazione ci permettiamo di dare alle scuole qualche suggerimento -aggiunge Rita Manzani Di Goro, Presidente dell'A.Ge. Toscana- in primo luogo rileviamo che chi a gennaio 2010 ha tutelato i fondi per il funzionamento, riducendo al minimo indispensabile quelli destinati alle supplenze, è stato premiato, ricevendo tutti i finanziamenti necessari in corso d'anno. L'attuale politica ministeriale premia le cicale, più che le formiche, e chi ha badato a garantirsi un minimo di cassa per le emergenze è stato fortemente penalizzato rispetto a chi si è ridotto ad avere poche centinaia di euro a disposizione".
Vero è che la contabilità si basa su certezze e le scuole non hanno tutte le colpe a fronte di un'Amministrazione scolastica che non rende noti i criteri di finanziamento se non a posteriori, toglie quello che prima ha dato e fa conoscere le causali di versamento attraverso i bonifici bancari anziché con circolari esplicative.
Quello che ha mandato definitivamente in tilt dirigenti scolastici e direttori amministrativi è stata la raffica di note a firma di Marco Ugo Filisetti, Direttore generale per la politica finanziaria e per il bilancio, il quale negli ultimi giorni ha detto tutto e il contrario di tutto: che veniva ripianata una parte dei crediti pregressi delle scuole e invece poi una metà di questi era relativa all'anno in corso; che il finanziamento per gli stipendi di novembre-dicembre era invece per settembre-ottobre e poi si faceva riserva di ulteriori determinazioni, come a dire che presto li toglieranno; che si finanziava una parte dei compensi già liquidati al personale. […]
Da www.orizzontescuola.it
22/12/2010
giovedì 23 dicembre 2010
domenica 12 dicembre 2010
La Gelmini bocciata dagli insegnanti
"Gli insegnanti bocciano la riforma"
E il ministro si infuria con la Cisl
Un sondaggio SWG tra i docenti: per la maggioranze è controproducente, per la stragrande maggioranza tagli e nuove norme limitano le occasioni per far apprendere. Ma quasi tutti amano il proprio lavoro. E la Gelmini ribatte con i dati Ocse
Gli insegnanti italiani appioppano un sonoro 4 meno alla Gelmini e lei va su tutte le furie. A farla imbestialire l'indagine sugli insegnanti italiani, condotta da Swg per la Cisl scuola e presentata questa mattina a Roma, dall'innocuo titolo "La scuola italiana: valori e consapevolezza a servizio dei giovani e del Paese", che scandaglia l'universo degli insegnanti su tutte le tematiche più recenti: il merito, la riforma Gelmini, lo stato d'animo di prof e maestre e la fiducia nel futuro.
Ma cos'è che ha fatto saltare dalla sedia la Gelmini? "La scuola disegnata dalla cosiddetta riforma Gelmini - si legge nel dossier - è un marchingegno che toglie anziché offrire". Il 72 per cento dei 700 intervistati boccia le classi sovraffollate, il 59 per cento considera controproducente la riduzione delle ore di studio alla primaria e alla media e oltre metà dei docenti (il 54 per cento) manda a casa il "maestro unico". E, invitati a dare un voto complessivo alla riforma Gelmini, affibbiano un eloquente 3,6.
Per oltre 6 docenti su 10 all'origine dell'impoverimento scolastico ci sono i "tagli economici che hanno limitato le possibilità dei singoli istituti" e per metà del campione "le retribuzioni sono inadeguate". I docenti italiani soffrono anche per lo scarso "riconoscimento sociale" di cui godono, mentre il 27 per cento punta il dito sulla "mancanza di strumentazioni e strutture adeguate". Le soddisfazioni arrivano invece dal rapporto con gli alunni (il 57 per cento) e dallo stretto contatto con le giovani generazioni.
A sorpresa, gli insegnanti continuano ad amare il proprio lavoro. "Nonostante il contesto in cui si trovano ad operare - spiegano dalla Cisl - tenda spesso a limitare il regolare svolgimento dell'attività didattica", "l'85 per cento dei docenti si dichiara orgoglioso di stare in cattedra". E i meno giovani continuano ad avere fiducia nel futuro. Anche tabù come merito e valutazione sembrano superati. "Il 63 per cento vedono di buon occhio l'idea di legare il proprio percorso di carriera a sistemi di valutazione" e 56 su cento si dichiarano favorevoli a "all'ipotesi di differenziare gli stipendi in base al merito".
"Esiste una differenza significativa tra le ricerche e i dati Ocse-Pisa e quelli forniti dalla Swg su commissione della Cisl", tuona la ministra, che aggiunge: "Solo poche ore fa sono stati resi noti in tutto il mondo i risultati dell'indagine sull'andamento dei sistemi scolastici internazionali. Una rilevazione autorevole e oggettiva secondo cui aumenta la qualità della scuola italiana, che dopo anni inverte un trend negativo e torna a guadagnare posizioni. Evidentemente a qualche sindacato - prosegue - è venuto il mal di pancia, ma soprattutto ha visto crollare tutti gli slogan scanditi in questi anni". Peccato - va ricordato - che le prove sono state fatte quando il ministro era di fatto appena arrivato e nulla della sua riforma era nemmeno alle viste.
"La nostra ricerca confligge con i dati OCSE?", replica polemico Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola. "Lo può affermare - spiega - parlando a sproposito, solo chi non l'ha letta". La Cisl non ha condotto "nessuna misurazione delle performance del sistema, ma solo un'indagine sugli insegnanti, per conoscere meglio chi sono e cosa pensano di sé, della loro scuola, del loro Paese". "Si può capire - conclude il sindacalista - che l'incertezza di questa fase politica possa rendere particolarmente eccitabili, ma un minimo di cautela prima di avventurarsi in una polemica francamente fuori luogo (oltre che fuori tema!) sarebbe raccomandabile".
Mentre Francesca Puglisi (Pd) rispolvera due famosi brani di Caterina Caselli per descrivere il momento politico-sindacale: "La verità ti fa male, lo so" e "Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu". "La rilevazione Swg Cisl - dichiara la Puglisi - conferma tutto ciò che chiunque giri per le scuole e ascolti in tutta Italia studenti, insegnanti, personale e dirigenti aveva già toccato con mano. Il disagio è grande e stupiscono i toni astiosi riservati da ministro e maggioranza alla Cisl, un sindacato fino ad oggi ritenuto moderato e che da oggi, evidentemente, è colpevole di aver certificato la realtà".
(Salvo Intravaia)
Da www.repubblica.it/scuola/
10/12/2010
E il ministro si infuria con la Cisl
Un sondaggio SWG tra i docenti: per la maggioranze è controproducente, per la stragrande maggioranza tagli e nuove norme limitano le occasioni per far apprendere. Ma quasi tutti amano il proprio lavoro. E la Gelmini ribatte con i dati Ocse
Gli insegnanti italiani appioppano un sonoro 4 meno alla Gelmini e lei va su tutte le furie. A farla imbestialire l'indagine sugli insegnanti italiani, condotta da Swg per la Cisl scuola e presentata questa mattina a Roma, dall'innocuo titolo "La scuola italiana: valori e consapevolezza a servizio dei giovani e del Paese", che scandaglia l'universo degli insegnanti su tutte le tematiche più recenti: il merito, la riforma Gelmini, lo stato d'animo di prof e maestre e la fiducia nel futuro.
Ma cos'è che ha fatto saltare dalla sedia la Gelmini? "La scuola disegnata dalla cosiddetta riforma Gelmini - si legge nel dossier - è un marchingegno che toglie anziché offrire". Il 72 per cento dei 700 intervistati boccia le classi sovraffollate, il 59 per cento considera controproducente la riduzione delle ore di studio alla primaria e alla media e oltre metà dei docenti (il 54 per cento) manda a casa il "maestro unico". E, invitati a dare un voto complessivo alla riforma Gelmini, affibbiano un eloquente 3,6.
Per oltre 6 docenti su 10 all'origine dell'impoverimento scolastico ci sono i "tagli economici che hanno limitato le possibilità dei singoli istituti" e per metà del campione "le retribuzioni sono inadeguate". I docenti italiani soffrono anche per lo scarso "riconoscimento sociale" di cui godono, mentre il 27 per cento punta il dito sulla "mancanza di strumentazioni e strutture adeguate". Le soddisfazioni arrivano invece dal rapporto con gli alunni (il 57 per cento) e dallo stretto contatto con le giovani generazioni.
A sorpresa, gli insegnanti continuano ad amare il proprio lavoro. "Nonostante il contesto in cui si trovano ad operare - spiegano dalla Cisl - tenda spesso a limitare il regolare svolgimento dell'attività didattica", "l'85 per cento dei docenti si dichiara orgoglioso di stare in cattedra". E i meno giovani continuano ad avere fiducia nel futuro. Anche tabù come merito e valutazione sembrano superati. "Il 63 per cento vedono di buon occhio l'idea di legare il proprio percorso di carriera a sistemi di valutazione" e 56 su cento si dichiarano favorevoli a "all'ipotesi di differenziare gli stipendi in base al merito".
"Esiste una differenza significativa tra le ricerche e i dati Ocse-Pisa e quelli forniti dalla Swg su commissione della Cisl", tuona la ministra, che aggiunge: "Solo poche ore fa sono stati resi noti in tutto il mondo i risultati dell'indagine sull'andamento dei sistemi scolastici internazionali. Una rilevazione autorevole e oggettiva secondo cui aumenta la qualità della scuola italiana, che dopo anni inverte un trend negativo e torna a guadagnare posizioni. Evidentemente a qualche sindacato - prosegue - è venuto il mal di pancia, ma soprattutto ha visto crollare tutti gli slogan scanditi in questi anni". Peccato - va ricordato - che le prove sono state fatte quando il ministro era di fatto appena arrivato e nulla della sua riforma era nemmeno alle viste.
"La nostra ricerca confligge con i dati OCSE?", replica polemico Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola. "Lo può affermare - spiega - parlando a sproposito, solo chi non l'ha letta". La Cisl non ha condotto "nessuna misurazione delle performance del sistema, ma solo un'indagine sugli insegnanti, per conoscere meglio chi sono e cosa pensano di sé, della loro scuola, del loro Paese". "Si può capire - conclude il sindacalista - che l'incertezza di questa fase politica possa rendere particolarmente eccitabili, ma un minimo di cautela prima di avventurarsi in una polemica francamente fuori luogo (oltre che fuori tema!) sarebbe raccomandabile".
Mentre Francesca Puglisi (Pd) rispolvera due famosi brani di Caterina Caselli per descrivere il momento politico-sindacale: "La verità ti fa male, lo so" e "Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu". "La rilevazione Swg Cisl - dichiara la Puglisi - conferma tutto ciò che chiunque giri per le scuole e ascolti in tutta Italia studenti, insegnanti, personale e dirigenti aveva già toccato con mano. Il disagio è grande e stupiscono i toni astiosi riservati da ministro e maggioranza alla Cisl, un sindacato fino ad oggi ritenuto moderato e che da oggi, evidentemente, è colpevole di aver certificato la realtà".
(Salvo Intravaia)
Da www.repubblica.it/scuola/
10/12/2010
mercoledì 8 dicembre 2010
Le preoccupazioni degli studenti
Pochi fondi e precariato le ragioni della protesta
La scuola, l´Università e la riforma Gelmini sono oggi temi al centro dell´attenzione (e della preoccupazione) degli studenti. Sono loro che hanno vissuto e subito le politiche di riforma dell´istruzione degli ultimi anni. Quando guardano al decennio passato – e ai continui interventi sui corsi di laurea nelle università o, nella scuola primaria, sul tempo pieno, sui maestri unici o prevalenti, sull´insegnamento della geografia e sui grembiuli – vedono un sostanziale peggioramento del sistema. E se guardano al futuro non ritengono che la situazione sarà migliore. Sono particolarmente arrabbiati e per questo si sono mobilitati, anche con occupazioni di grande impatto mediatico: sui tetti delle facoltà e sui monumenti nazionali di mezza Italia. Gli studenti e le famiglie con studenti, che vivono quotidianamente l´esperienza dell´istruzione pubblica, sono i più critici.
È quanto emerge dall´ultima indagine Demos-Coop, che si è concentrata sul tema proprio nei giorni in cui la riforma è in corso di approvazione in Parlamento. Il primo problema degli atenei, secondo gli studenti universitari, è il collegamento con il mondo del lavoro (38%, +16 punti percentuali rispetto alla media). Aspetto non da poco quando la precarietà e l´incertezza fanno da sfondo al presente e da prospettiva al futuro. La scarsa qualità dei docenti viene sottolineata solo da una minoranza degli universitari (3%). Anche se quasi nove su dieci ritengono che i professori andrebbero valutati e i migliori premiati. L´indagine fa osservare che il 66% degli universitari e il 75% dei liceali si ritiene d´accordo con la protesta, ben più di quanto si registra tra gli italiani (55%). Le occupazioni piacciono di più ai liceali (74%) e meno agli universitari (46%). La protesta invece per la mancanza di fondi destinati alla ricerca è ampiamente condivisa: 90% degli universitari, 84% dei liceali e 81% dei cittadini. I liceali, nell´85% dei casi, ritengono che la scuola sia peggiorata nell´ultimo decennio, ben più di quanto si registra tra gli universitari (60%) o nella popolazione (69%). Sono più critici verso la scuola, anche perché la conoscono, visto che la stanno attualmente frequentando. Per quanto riguarda l´università si osserva un comune sentire tra studenti e cittadini. In sei casi su dieci ritengono che l´accademia negli ultimi dieci anni abbia vissuto una fase di declino. Tuttavia, anche la riforma, agli occhi degli studenti e delle loro famiglie, non porterà a miglioramenti nel sistema dell´istruzione. Infatti, il 70% dei liceali ritiene che la scuola peggiorerà. Il 73% degli universitari lo pensa per gli atenei. Anche il 60% dei genitori degli studenti la vede in questo modo, sia per la scuola che per l´università.
Luigi Ceccarini
Da la Repubblica.it
06/12/2010
La scuola, l´Università e la riforma Gelmini sono oggi temi al centro dell´attenzione (e della preoccupazione) degli studenti. Sono loro che hanno vissuto e subito le politiche di riforma dell´istruzione degli ultimi anni. Quando guardano al decennio passato – e ai continui interventi sui corsi di laurea nelle università o, nella scuola primaria, sul tempo pieno, sui maestri unici o prevalenti, sull´insegnamento della geografia e sui grembiuli – vedono un sostanziale peggioramento del sistema. E se guardano al futuro non ritengono che la situazione sarà migliore. Sono particolarmente arrabbiati e per questo si sono mobilitati, anche con occupazioni di grande impatto mediatico: sui tetti delle facoltà e sui monumenti nazionali di mezza Italia. Gli studenti e le famiglie con studenti, che vivono quotidianamente l´esperienza dell´istruzione pubblica, sono i più critici.
È quanto emerge dall´ultima indagine Demos-Coop, che si è concentrata sul tema proprio nei giorni in cui la riforma è in corso di approvazione in Parlamento. Il primo problema degli atenei, secondo gli studenti universitari, è il collegamento con il mondo del lavoro (38%, +16 punti percentuali rispetto alla media). Aspetto non da poco quando la precarietà e l´incertezza fanno da sfondo al presente e da prospettiva al futuro. La scarsa qualità dei docenti viene sottolineata solo da una minoranza degli universitari (3%). Anche se quasi nove su dieci ritengono che i professori andrebbero valutati e i migliori premiati. L´indagine fa osservare che il 66% degli universitari e il 75% dei liceali si ritiene d´accordo con la protesta, ben più di quanto si registra tra gli italiani (55%). Le occupazioni piacciono di più ai liceali (74%) e meno agli universitari (46%). La protesta invece per la mancanza di fondi destinati alla ricerca è ampiamente condivisa: 90% degli universitari, 84% dei liceali e 81% dei cittadini. I liceali, nell´85% dei casi, ritengono che la scuola sia peggiorata nell´ultimo decennio, ben più di quanto si registra tra gli universitari (60%) o nella popolazione (69%). Sono più critici verso la scuola, anche perché la conoscono, visto che la stanno attualmente frequentando. Per quanto riguarda l´università si osserva un comune sentire tra studenti e cittadini. In sei casi su dieci ritengono che l´accademia negli ultimi dieci anni abbia vissuto una fase di declino. Tuttavia, anche la riforma, agli occhi degli studenti e delle loro famiglie, non porterà a miglioramenti nel sistema dell´istruzione. Infatti, il 70% dei liceali ritiene che la scuola peggiorerà. Il 73% degli universitari lo pensa per gli atenei. Anche il 60% dei genitori degli studenti la vede in questo modo, sia per la scuola che per l´università.
Luigi Ceccarini
Da la Repubblica.it
06/12/2010
domenica 5 dicembre 2010
Ogni tanto una buona notizia
Scuola: Toscana, la Regione sostiene le ''sezioni primavera''
Firenze, 3 dic. - (Adnkronos) - La Regione Toscana conferma le ''sezioni primavera''. E' stata infatti sottoscritta una nuova intesa tra Regione e Ufficio scolastico regionale per attivare ancora questo servizio educativo destinato alla primissima infanzia (bambini tra i 24 e i 36 mesi). Per l'anno scolastico 2010-2011 i fondi statali sfiorano i 950 mila euro: insufficienti per garantire tutte le necessita'. Ecco il motivo per cui Regione Toscana ha confermato la scelta di mettere sul piatto risorse aggiuntive (320 mila euro) in modo da far salire la disponibilita' complessiva a 1.268.690 euro, coprendo i bisogni.
''In teoria - spiega Stella Targetti, vicepresidente regione Toscana con delega all'istruzione - come Regione non avremmo obblighi di cofinanziamento, ma la scelta e' stata comunque adottata per consentire a tutte le sezioni gia' operanti di proseguire anche per quest' anno un'attivita' decisamente utile ai bambini e alle famiglie''.
Nell'anno scolastico precedente sono state attivate 65 sezioni ''primavera'' (49 finanziate dal Miur e 16 dalla Regione): adesso potranno essere rifinanziate. Nel triennio trascorso la Regione ha investito, su questa sperimentazione, circa 900 mila euro cui adesso si sommano gli ulteriori 320 mila. Circa meta' delle ''primavera'' sono attivate presso scuole paritarie: le altre in scuole comunali, statali e nidi convenzionati.
Da http://it.notizie.yahoo.com
03/12/2010
Firenze, 3 dic. - (Adnkronos) - La Regione Toscana conferma le ''sezioni primavera''. E' stata infatti sottoscritta una nuova intesa tra Regione e Ufficio scolastico regionale per attivare ancora questo servizio educativo destinato alla primissima infanzia (bambini tra i 24 e i 36 mesi). Per l'anno scolastico 2010-2011 i fondi statali sfiorano i 950 mila euro: insufficienti per garantire tutte le necessita'. Ecco il motivo per cui Regione Toscana ha confermato la scelta di mettere sul piatto risorse aggiuntive (320 mila euro) in modo da far salire la disponibilita' complessiva a 1.268.690 euro, coprendo i bisogni.
''In teoria - spiega Stella Targetti, vicepresidente regione Toscana con delega all'istruzione - come Regione non avremmo obblighi di cofinanziamento, ma la scelta e' stata comunque adottata per consentire a tutte le sezioni gia' operanti di proseguire anche per quest' anno un'attivita' decisamente utile ai bambini e alle famiglie''.
Nell'anno scolastico precedente sono state attivate 65 sezioni ''primavera'' (49 finanziate dal Miur e 16 dalla Regione): adesso potranno essere rifinanziate. Nel triennio trascorso la Regione ha investito, su questa sperimentazione, circa 900 mila euro cui adesso si sommano gli ulteriori 320 mila. Circa meta' delle ''primavera'' sono attivate presso scuole paritarie: le altre in scuole comunali, statali e nidi convenzionati.
Da http://it.notizie.yahoo.com
03/12/2010
venerdì 3 dicembre 2010
La scuola “a premi” della Gelmini: mah...
La Gelmini lancia la scuola a premi
La meritocrazia sale in cattedra: se la scuola ha in conti in rosso ecco i fondi per i più bravi. Dal ministro Gelmini in arrivo la 14ª per i docenti più volenterosi, mentre le scuole migliori riceveranno premi ad hoc. Per la titolare di viale Trastevere si tratta di un “giorno storico”, ma tra i sindacati è bufera. L’iniziativa ministeriale destinata ai docenti partirà da quest’anno in via sperimentale in venti istituti di Torino e Napoli: in ogni scuola ci sarà un «nucleo» di valutazione composto dal preside, da due professori e dal presidente del consiglio di istituto, dovrà considerare il curriculum dei docenti ma anche il giudizio di genitori e studenti.
Il premio consiste in uno stipendio in più l’anno, per un triennio intero. La gara tra gli istituti più efficienti invece si svolgerà tra le scuole medie di Pisa e Siracusa e valuterà, anche tramite i test Invalsi, l’apprendimento degli studenti nell’arco del triennio: un team di osservatori esterni stilerà una graduatoria regionale per assegnare premi fino a 70mila euro. I progetti, finanziati da una parte del 30% della razionalizzazione della spesa, sono stati illustrati ieri dalla Gelmini ad una calda platea di sindacati: «Finalmente – ha detto il ministro – si inizia a valutare i professori e le scuole su base meritocratica, non sono soldi legati solo all’anzianità di carriera che comunque sono stati garantiti».
Soddisfatti solo in parte i rappresentanti di categoria: «La buona notizia è che gli scatti di anzianità sono salvi, almeno per il 2011 – ha dichiarato Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil- la non-notizia invece riguarda la carriera: manca il progetto culturale di fondo e soprattutto non c’è la scuola. Con meno ore, classi sovraffollate, precariato, pochi soldi per il funzionamento ordinario: su cosa si cimenterà la professionalità del docente?».
Da www.gd-notizie.com19/11/2010
19/11/2010
La meritocrazia sale in cattedra: se la scuola ha in conti in rosso ecco i fondi per i più bravi. Dal ministro Gelmini in arrivo la 14ª per i docenti più volenterosi, mentre le scuole migliori riceveranno premi ad hoc. Per la titolare di viale Trastevere si tratta di un “giorno storico”, ma tra i sindacati è bufera. L’iniziativa ministeriale destinata ai docenti partirà da quest’anno in via sperimentale in venti istituti di Torino e Napoli: in ogni scuola ci sarà un «nucleo» di valutazione composto dal preside, da due professori e dal presidente del consiglio di istituto, dovrà considerare il curriculum dei docenti ma anche il giudizio di genitori e studenti.
Il premio consiste in uno stipendio in più l’anno, per un triennio intero. La gara tra gli istituti più efficienti invece si svolgerà tra le scuole medie di Pisa e Siracusa e valuterà, anche tramite i test Invalsi, l’apprendimento degli studenti nell’arco del triennio: un team di osservatori esterni stilerà una graduatoria regionale per assegnare premi fino a 70mila euro. I progetti, finanziati da una parte del 30% della razionalizzazione della spesa, sono stati illustrati ieri dalla Gelmini ad una calda platea di sindacati: «Finalmente – ha detto il ministro – si inizia a valutare i professori e le scuole su base meritocratica, non sono soldi legati solo all’anzianità di carriera che comunque sono stati garantiti».
Soddisfatti solo in parte i rappresentanti di categoria: «La buona notizia è che gli scatti di anzianità sono salvi, almeno per il 2011 – ha dichiarato Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil- la non-notizia invece riguarda la carriera: manca il progetto culturale di fondo e soprattutto non c’è la scuola. Con meno ore, classi sovraffollate, precariato, pochi soldi per il funzionamento ordinario: su cosa si cimenterà la professionalità del docente?».
Da www.gd-notizie.com19/11/2010
19/11/2010
mercoledì 1 dicembre 2010
Mi associo!
COMITATO GENITORI INSEGNANTI PER LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA
comunicato stampa
Pisa, 26 novembre 2010
Bloccare il presente per liberare il futuro: il 24 e il 25 novembre migliaia di studenti universitari hanno riversato nelle piazze, e portato all'attenzione di tutto il mondo con l'occupazione dei monumenti immagine (dalla Torre pendente al Colosseo alla Mole Antonelliana), la rabbia di tutto il mondo della conoscenza contro la logica brutale dei tagli e della gestione autoritaria del governo. Tagli che colpiscono tutti gli ordini di scuole, dalla materna alle università, e che sono l’arma potente messa in campo per operare la devastazione del sistema pubblico di istruzione, riportandoci indietro agli anni ’50, all’istruzione per pochi eletti, da un lato, all’apprendistato, alla precarietà, alla subalternità culturale e sociale per tutti gli altri, dall’altro.
Non si parli di merito, quando si tagliano del 90% i fondi per il diritto allo studio.
Non si parli di merito, quando si lasciano andare letteralmente a pezzi scuole ed università.
Non si parli di merito, quando si tagliano le ore destinate all’istruzione e si gettano i ragazzini a lavorare più o meno gratuitamente nelle aziende.
Non si parli di merito, quando si uccide il sostegno.
I tagli colpiscono tutti, ma, come sempre, a subirne le conseguenze saranno i soggetti più deboli per condizioni personali, sociali, economiche e culturali.
Le scuole medie della nostra provincia hanno avuto la “fortuna” di essere scelte per partecipare al concorso a premi del ministro Gelmini destinato ad elargire qualche spicciolo. Una scelta aberrante dal punto di vista della dignità del lavoro docente, volta a distruggere l’idea dell’insegnamento come lavoro collettivo, e ancora peggiore dal punto di vista della didattica: se il salario degli insegnanti è dipendente dalla risposta a freddi test nazionali da parte degli studenti, quale futuro avrà la didattica personalizzata, attenta ai bisogni dei singoli ragazzi, finalizzata a far crescere tutti? Quale spazio avrà lo sviluppo del sapere critico? La scuola che vogliamo è quella delle pari opportunità formative per tutti e tutte, la scuola di tutti e per ciascuno: la scuola dei test è quella nozionistica, minimale, beceramente informativa, oltretutto finalizzata non all'apprendimento ma a qualche spicciolo in più in busta paga.Come genitori e insegnanti delle scuole del primo ciclo saremo sempre a fianco degli studenti universitari per la loro battaglia in difesa del sapere bene comune.
La loro lotta è la nostra lotta.
Comitato genitori insegnanti difesa scuola pubblica Pisa
comunicato stampa
Pisa, 26 novembre 2010
Bloccare il presente per liberare il futuro: il 24 e il 25 novembre migliaia di studenti universitari hanno riversato nelle piazze, e portato all'attenzione di tutto il mondo con l'occupazione dei monumenti immagine (dalla Torre pendente al Colosseo alla Mole Antonelliana), la rabbia di tutto il mondo della conoscenza contro la logica brutale dei tagli e della gestione autoritaria del governo. Tagli che colpiscono tutti gli ordini di scuole, dalla materna alle università, e che sono l’arma potente messa in campo per operare la devastazione del sistema pubblico di istruzione, riportandoci indietro agli anni ’50, all’istruzione per pochi eletti, da un lato, all’apprendistato, alla precarietà, alla subalternità culturale e sociale per tutti gli altri, dall’altro.
Non si parli di merito, quando si tagliano del 90% i fondi per il diritto allo studio.
Non si parli di merito, quando si lasciano andare letteralmente a pezzi scuole ed università.
Non si parli di merito, quando si tagliano le ore destinate all’istruzione e si gettano i ragazzini a lavorare più o meno gratuitamente nelle aziende.
Non si parli di merito, quando si uccide il sostegno.
I tagli colpiscono tutti, ma, come sempre, a subirne le conseguenze saranno i soggetti più deboli per condizioni personali, sociali, economiche e culturali.
Le scuole medie della nostra provincia hanno avuto la “fortuna” di essere scelte per partecipare al concorso a premi del ministro Gelmini destinato ad elargire qualche spicciolo. Una scelta aberrante dal punto di vista della dignità del lavoro docente, volta a distruggere l’idea dell’insegnamento come lavoro collettivo, e ancora peggiore dal punto di vista della didattica: se il salario degli insegnanti è dipendente dalla risposta a freddi test nazionali da parte degli studenti, quale futuro avrà la didattica personalizzata, attenta ai bisogni dei singoli ragazzi, finalizzata a far crescere tutti? Quale spazio avrà lo sviluppo del sapere critico? La scuola che vogliamo è quella delle pari opportunità formative per tutti e tutte, la scuola di tutti e per ciascuno: la scuola dei test è quella nozionistica, minimale, beceramente informativa, oltretutto finalizzata non all'apprendimento ma a qualche spicciolo in più in busta paga.Come genitori e insegnanti delle scuole del primo ciclo saremo sempre a fianco degli studenti universitari per la loro battaglia in difesa del sapere bene comune.
La loro lotta è la nostra lotta.
Comitato genitori insegnanti difesa scuola pubblica Pisa
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