lunedì 16 novembre 2009

Riforma del Secondo Ciclo. I tagli non possono più attendere

da: http://conoscenzaprecaria.blogspot.com 

La Ministra è convinta: la riforma del secondo ciclo 

non può più aspettare. Già l’anno scorso di questi 

tempi fu deciso di rimandare il tutto di un anno per 

mancanza di tempo. Stessa situazione quest’anno, 

ma i tagli alla spesa programmati dalla Finanziaria 

e legati al riordino delle superiori non sono certo più 

procrastinabili, quindi riforma al via dal prossimo 

settembre. 

Il tempo stringe. Gli Schemi di Regolamento 

sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri nel 

giugno scorso, poi la procedura consultiva (che vede 

protagonisti il CNPI, la Conferenza Stato-Regioni, 

le Commissioni Parlamentari, il Consiglio di Stato, 

e infine il Presidente della Repubblica) ha subito un 

arresto, e la Ministra ha istituito una sorta di task 

force fatta di consulenti, consiglieri e commissioni, 

con l'obiettivo di procedere, nonostante tutto e tutti, 

a tappe forzate verso l'obiettivo. Se anche il percorso 

procedesse da ora in poi senza intoppi, arriveremmo 

alla formalizzazione ufficiale dei Regolamenti alla 

fine dell’anno. 

Nel frattempo gli studenti delle medie, e le loro 

famiglie, sono alle prese con la scelta della scuola 

superiore, e ad oggi questo sta avvenendo nella più 

totale incertezza, senza alcun supporto informativo 

o di orientamento. A poco servirà lo slittamento 

del termine per le iscrizioni da fine gennaio a fine 

febbraio.   

L’unica certezza è comunque la riduzione delle 

materie di studio e quindi delle ore di insegnamento, 

come già definito nelle bozze. Il resto è una sequenza 

di punti interrogativi. Per quanto riguarda gli 

indirizzi – che come sappiamo dovrebbero ridursi 

a un numero limitato - il Ministero ha predisposto 

delle “tabelle di confluenza” in cui spiega come 

incasellare nel nuovo assetto gli indirizzi esistenti. 

Ma la cosa appare più complicata del previsto e la 

conseguenza è la proliferazione di sotto-indirizzi e 

articolazioni opzionali che ripropongono di fatto, 

ma con altro nome, la situazione esistente. Inoltre la 

cancellazione del biennio unitario obbligatorio con 

finalità orientative non fa che riproporre la scelta, 

ancora a 14 anni, del percorso di istruzione  in base 

al rendimento  scolastico e all’appartenenza socio- 

culturale dei ragazzi secondo la graduatoria classica 

“Liceo – Tecnico – Professionale – Formazione 

professionale”. Insomma, tutto come sempre: i 

migliori studenti al liceo, chi ha difficoltà direttamente 

alla formazione professionale o, se va un po’ meglio, 

agli istituti professionali. Quest’ultimo settore di 

istruzione uscirà dalla riforma piuttosto malconcio: 

gli istituti professionali sono infatti ulteriormente 

impoveriti e depotenziati  con la riduzione delle 

ore destinate alla formazione di base (quelle 

legate all’acquisizione delle Competenze Chiave 

di Cittadinanza, raccomandate dal Parlamento 

Europeo) e la contemporanea diminuzione dei 

laboratori e delle aree professionalizzanti legate 

alle esigenze specifiche del territorio e dei settori 

produttivi. Con buona pace del tanto decantato 

rilancio della formazione tecnico-professionale. 

La nuova scuola secondaria, per quello che è dato di 

sapere fino ad ora, appare già vecchia, superata dalla 

realtà e lontana dall’Europa, con percorsi culturali 

deboli e di antica memoria gentiliana. Siamo alle 

solite: completamente assente un progetto ampio, 

partecipato e davvero innovativo sulla scuola 

pubblica, si finisce per rabberciare quel che c’è - col 

rischio di peggiorare ciò che funziona - mascherando 

l’obiettivo originario del taglio e del risparmio con 

una presunta, e solo apparente, semplificazione. 

Rossana Casu 


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