da: http://conoscenzaprecaria.blogspot.com
La Ministra è convinta: la riforma del secondo ciclo
non può più aspettare. Già l’anno scorso di questi
tempi fu deciso di rimandare il tutto di un anno per
mancanza di tempo. Stessa situazione quest’anno,
ma i tagli alla spesa programmati dalla Finanziaria
e legati al riordino delle superiori non sono certo più
procrastinabili, quindi riforma al via dal prossimo
settembre.
Il tempo stringe. Gli Schemi di Regolamento
sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri nel
giugno scorso, poi la procedura consultiva (che vede
protagonisti il CNPI, la Conferenza Stato-Regioni,
le Commissioni Parlamentari, il Consiglio di Stato,
e infine il Presidente della Repubblica) ha subito un
arresto, e la Ministra ha istituito una sorta di task
force fatta di consulenti, consiglieri e commissioni,
con l'obiettivo di procedere, nonostante tutto e tutti,
a tappe forzate verso l'obiettivo. Se anche il percorso
procedesse da ora in poi senza intoppi, arriveremmo
alla formalizzazione ufficiale dei Regolamenti alla
fine dell’anno.
Nel frattempo gli studenti delle medie, e le loro
famiglie, sono alle prese con la scelta della scuola
superiore, e ad oggi questo sta avvenendo nella più
totale incertezza, senza alcun supporto informativo
o di orientamento. A poco servirà lo slittamento
del termine per le iscrizioni da fine gennaio a fine
febbraio.
L’unica certezza è comunque la riduzione delle
materie di studio e quindi delle ore di insegnamento,
come già definito nelle bozze. Il resto è una sequenza
di punti interrogativi. Per quanto riguarda gli
indirizzi – che come sappiamo dovrebbero ridursi
a un numero limitato - il Ministero ha predisposto
delle “tabelle di confluenza” in cui spiega come
incasellare nel nuovo assetto gli indirizzi esistenti.
Ma la cosa appare più complicata del previsto e la
conseguenza è la proliferazione di sotto-indirizzi e
articolazioni opzionali che ripropongono di fatto,
ma con altro nome, la situazione esistente. Inoltre la
cancellazione del biennio unitario obbligatorio con
finalità orientative non fa che riproporre la scelta,
ancora a 14 anni, del percorso di istruzione in base
al rendimento scolastico e all’appartenenza socio-
culturale dei ragazzi secondo la graduatoria classica
“Liceo – Tecnico – Professionale – Formazione
professionale”. Insomma, tutto come sempre: i
migliori studenti al liceo, chi ha difficoltà direttamente
alla formazione professionale o, se va un po’ meglio,
agli istituti professionali. Quest’ultimo settore di
istruzione uscirà dalla riforma piuttosto malconcio:
gli istituti professionali sono infatti ulteriormente
impoveriti e depotenziati con la riduzione delle
ore destinate alla formazione di base (quelle
legate all’acquisizione delle Competenze Chiave
di Cittadinanza, raccomandate dal Parlamento
Europeo) e la contemporanea diminuzione dei
laboratori e delle aree professionalizzanti legate
alle esigenze specifiche del territorio e dei settori
produttivi. Con buona pace del tanto decantato
rilancio della formazione tecnico-professionale.
La nuova scuola secondaria, per quello che è dato di
sapere fino ad ora, appare già vecchia, superata dalla
realtà e lontana dall’Europa, con percorsi culturali
deboli e di antica memoria gentiliana. Siamo alle
solite: completamente assente un progetto ampio,
partecipato e davvero innovativo sulla scuola
pubblica, si finisce per rabberciare quel che c’è - col
rischio di peggiorare ciò che funziona - mascherando
l’obiettivo originario del taglio e del risparmio con
una presunta, e solo apparente, semplificazione.
Rossana Casu
Nessun commento:
Posta un commento