CHE PECCATO IL CAMBIAMENTO DI ORARIO DALLE 21 ALLE 16. IMPEDISCE A TUTTI COLORO CHE ALLE 16 LAVORANO O VANNO A PRENDERE I FIGLI ALLE 16.30 (ANCORA C'E' IL TEMPO PIENO) DI PARTECIPARE. FATTO APPOSTA? SPERIAMO DI NO.
4 commenti:
Anonimo
ha detto...
Ma tu come hai saputo di questo consiglio comunale aperto? Io ho provato a cercare in internet ma non ce n'è traccia da nessuna parte! Quindi non si sa nemmeno quale dei due orari è giusto...
L'orario nuovo e' apparso sul blog, avevo anche ricevuto la notizia per posta, quindi le 16 mi sembra proprio l'orario giusto, mi fanno anche notare che il 10 a sesto non c'e' scuola, credo in tutti e tre i circoli, ponte di San Martino, resta pero' che le 16 e' un orario difficile per un sacco di persone.
IL COMMENTO “POLITICALLY INCORRECT” DI GIGI BOROTTI
La scuola di oggi non solo non serve a nulla ma è persin dannosa non solo per gli studenti, vittime di un rincoglionimento di massa, ma per gli stessi insegnanti che a furia di ripetere giorno dopo giorno per lunghissimi anni sempre le medesime stronzate si rincoglioniscono molto di pù di quanto non lo fossero ad inizio carriera. E d’altro canto cosa potremmo aspettarci da questi insegnanti? Poveri scoppiati morti di fame, alcuni addirittura ancora precari ad un’età in cui uno normalmente pensa già alla pensione. E’ assolutamente comprensibile il loro disagio esistenziale che si traduce in partica in tutta una serie di disturbi psico-somatici e della sfera sessuale: ansia, depressione, attacchi di panico, nevrosi ipocondriache anedonia, anorgasmia, vaginismo, disfunzioni erettili., eiaculazione precoce e/o ritardata. Poveracci, Ma chi glielo ha fatto fare a volersi ostinare a fare gli insegnanti per forza e per un misero tozzo di pane poi. Mah,siamo veramente nel campo dei misteri fideistici. La cosa più curiosa poi è che stiamo assistendosi ad un patto di un’ipocrita convenienza reciproca tra insegnanti e scolari, tra baroni universitari e studenti, in cui i secondi tengono paradossalmente bordone ai primi, cosa mai vista fino ad ora, giacchè sarebbe statio più logico che gli studenti e le loro famiglie protestassero per una didattica migliore, per infrastrutture adeguate e per dei programmi scolastici che non siano alieni, com’è oggi, al mondo del lavoro con cui dovranno fare i conti poi negli anni a venire. Certo i figli di papà non avranno alcun problema, la pappa la troverranno già bella che pronta. Ma i non-figli di papà una volta ottenuto l’agognato ma illusorio “pezzo di carta” cosa se ne faranno se non ficcarselo dove abitualmente si somministrano le supposte? Diciamolo molto chiaramente: la scuola italiana così com’è messa oggi non serve a formare un bel niente, è solo uno “stipendificio” (97% delll’intero budeget scolastico nazionale) che offre un sussidio di sussistenza ad una massa smisurata di nuovi poveri con la laurea. Ovviamente ad insegnanti di massa non può che corrispondere una scuola di massa in cui non conta il livello formativo raggiunto, che è livellato per tutti verso il basso, bensì il “titolo di studio” legale per accedere al “posto sicuro” negli apparati della pubblica ammnistrazione . Ora visto che la pacchia è finita, perlolmeno nel campo dell’insegnamento, non sarebbe un’idea peregrina abolire l’obbligo scolastico fino ai 16 anni , che ha sottratto preziose braccia all’agricoltura, all’edilizia, al giardinaggio, alla carpenteria, alla nettezza urbana, alla pastorizia e riportarlo fino alla quinta elementare giusto per non rimanere completamente analfabeti. D’altronde una volta che uno sa leggere, scrivere e far di conto non si capisce quale ulteriore giovamento possa avere un fanciullo refrattario allo studio OBBLIGANDOLO a continuare ad andare a scuola, anche perché i ragazzi che hanno buone qualità di apprendimento continuarenno senz’altro gli studi VOLONTARIAMENTE. Quindi la frequenza scolastica successiva all’istruzione elementare dovrebbe essere VOLONTARIA e giammai coercitiva. Diversamente il risultato è, come avviene oggi, ritrovarsi classi piene zeppe di somari, caratteriali, balordi di ogni risma che non hanno voglia di studiare ma rompono le scatole in classe ben sapendo che li si DEVE sopportare per forza. Ovvio poi che la “qualità” dell’apprendimento dell’intera classe ne viene a risentire. Quindi con una riforma del genere - elementari obbligatorie per tutti e poi frequenza scolastica facoltativa - piglieremmo due piccioni con una fava: in primis, avendo già la mano d’opera a casa, si metterebbe a tacere la retorica progressista che continua a menarcela con la fanfaluca che gli immigrati sono una “risorsa” per quei lavori che gli italiani non vogliono più fare ed in secundis, lo Stato non si sentirebbe l’obbligo “caritatevole” di assicurare un posto a diplomati e laureati di “massa” che ovviamente, avendo ottenuto il “pezzo di carta”, sdegnosamente e malmostosamente non ne vorrebbero poi sapere di fare dei lavori manuali, considerando loro un “diritto” avere un “posto” adeguato loro titolo di studio, il che, detto con altre parole, significa un bel posto statale dietro una bella cattedra o scrivania a grattarsi quella regione anatomica che si chiama perineo.
Naturalmente, contestualmente al ripristino dell’obbligo scolastico fino alla quinta elementare dovrebbe disporsi la chiusura delle numerose ed ancorché inutili università e facoltà sorte in questi ultimi decenni in tutta Italia, giacchè l’unica unica ragione della loro istituzione è l’aver dovuto accontentare baroni universitari che a loro volta dovevano beneficare dopo decenni di “anolictus” i propri schiavetti, che oggi eufemisticamente si chiamano “ricercatori”, regalando loro, a spese del contribuente italiano, qualche cattedra universitaria da qualche altra parte in attesa di ritornare nelle sede universitaria d’origine, più blasonata, una volta che il “barone” va in pensione o passa a miglio vita. Questo spiega il “fiorire” di tante sedi universitarie” in città, alcune poco più che paesoni, totalmente sprovviste di alcun titolo di merito in quanto ad antiche tradizioni culturali: Catanzaro, Novara, Aversa, Campobasso, Ancona, Benevento, L’Aquila, Lecce, Macerata, Reggio Calabria, Cosenza, Potenza, Sassari, Teramo, Varese, Vercelli, Viterbo. Continuando di questo passo i non ci sarebbe stato da meravigliarsi se in futuro fossero sorte pure le facoltà di quartiere e magari quelle condominiali. Todos Caballeros ordunque o meglio “laureati”.
Invece limitando l’obbligo scolastico fino alla quinta elementare e chiudendo perlomeno quelle università precedentemente menzionate si selezionerebbero dei soggetti più intelligenti e geniali. Ognuno infatti se la caverebbe da solo e l’avanzamento del sapere e della civiltà non ne risentirebbero per niente, anzi. A conferma di ciò basti considerare che le scoperte più importanti dell’umanità non sono certo attribuibili alle opportunità offerte dall'insegnamento pubblico bensì alla ricerca individuale e molto spesso autodidatta di uomini che talvolta non erano neppure andati a scuola oppure erano stati pessimi studenti. Questi erano i veri geni non certo quei mediocri che da “grandi” fanno carriera per “anzianità” nel pubblico impiego mentre da “piccoli” erano stati i "primi" della classe, eterni leccaculi che alzavano ad ogni piè sospinto la mano quando il professore chiedeva “vediamo, chi è che sa rispondere a questa domanda”? Oltre tutto il metodo didattico attuale è profondamente sbagliato perché si pretende di insegnare a tutti le stesse cose come se tutti possedessero il medesimo quoziente di intelligenza e non tenendo conto invece delle naturali disuguaglianze cognitive legate alla differenza qualitativa, quantitativa e razziale del patrimonio neuronale. Quindi bando alle ciance, altro che istituzioni del “sapere”, le scuole di oggi non son altro che “case di custodia” per minori (nel senso etimologico del termine) per venire incontro alle esigenze di una massa indifferenziata di insegnanti e delle famiglie. Infatti data oggi la crisi profonda in cui versa la famiglia tradizionale a causa delle “conquiste” progressiste in tema di aborto, divorzio, convivenze, coppie di fatto (tra maschi, femmine, pederasti, lesbiche) e “famigli allargate”, non si sa più a chi affidare i figli per l’intera giornata, per cui il sistema più comodo e gratuito per levarseli dalle scatole è di affidarli dalla mattina alla sera a queste gabbie circondariali, che con evidente perifrasi si definiscono“scuole”. Parimenti gli insegnanti trasformati in baby sitters e badanti riceverenno uno stipendio sicuro, che è sì da morti di fame, ma che tutto sommato è commisurato alle ore settimanali in cui sono “impegnati”, senza contare poi i quasi tre mesi di vacanza all’anno (estate, Natale e Pasqua) in cui vengono pagati lo stesso pur senza fare una mazza. Quindi non facciano tanto tartuferia, diciamo chiaro invece che questa situazione conviene a tutti, insegnanti e famiglie, in quanto ognuno ne trae un tornaconto. E non sono gli unici beneficati, basti pensare alla categoria dei bidelli notoriamente affetta da “invalidità” più svariate (che specie al Sud assumono un carattere “epidemico”). Trattasi com’è noto di “lavoratori” ad “alta specializzazione” che ricevono uno stipendio mensile quasi esclusivamente per suonare la campanella e portare qualche circolare nelle aule. Di pulire i pavimenti dei bagni dalle pisciate fuori dal cesso non se ne parla neppure, ora loro si chiamano “collaboratori scolastici” e per pulire il pavimenti pisciati ci sono gli appalti esterni e così pure per scaldare la pappa ai fanciulli. Al massimo i cibi possono essere “scodellati”, tant’è che per tale autorevole compito le Istituzioni hanno avvertito l’esigenza di “creare” una nuova figura professionale, la “scodellatrice scolastica” e non è una stronzata, lo giuro, o meglio è una stronzata ma purtroppo è tutto vero.
Gio 15 marzo '12, ore 17.00, Firenze, Circolo ARCI, Via delle Porte Nuove 33: Riunione del Tavolo regionale della Toscana per la difesa della scuola statale
Ven 16 marzo '12, ore 15.15, Firenze, Istituto tecnico Salvemini, via Giusti 27: Assemblea delle rete delle scuole fiorentine per la mobilitazione sulle prove INVALSI
BLOG E SITI TOSCANI IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA
4 commenti:
Ma tu come hai saputo di questo consiglio comunale aperto? Io ho provato a cercare in internet ma non ce n'è traccia da nessuna parte! Quindi non si sa nemmeno quale dei due orari è giusto...
L'orario nuovo e' apparso sul blog, avevo anche ricevuto la notizia per posta, quindi le 16 mi sembra proprio l'orario giusto, mi fanno anche notare che il 10 a sesto non c'e' scuola, credo in tutti e tre i circoli, ponte di San Martino, resta pero' che le 16 e' un orario difficile per un sacco di persone.
Io oggi ho chiesto conferma all'URP del Comune e mi hanno confermato le 16.00!
IL COMMENTO “POLITICALLY INCORRECT” DI GIGI BOROTTI
La scuola di oggi non solo non serve a nulla ma è persin dannosa non solo per gli studenti, vittime di un rincoglionimento di massa, ma per gli stessi insegnanti che a furia di ripetere giorno dopo giorno per lunghissimi anni sempre le medesime stronzate si rincoglioniscono molto di pù di quanto non lo fossero ad inizio carriera.
E d’altro canto cosa potremmo aspettarci da questi insegnanti? Poveri scoppiati morti di fame, alcuni addirittura ancora precari ad un’età in cui uno normalmente pensa già alla pensione. E’ assolutamente comprensibile il loro disagio esistenziale che si traduce in partica in tutta una serie di disturbi psico-somatici e della sfera sessuale: ansia, depressione, attacchi di panico, nevrosi ipocondriache anedonia, anorgasmia, vaginismo, disfunzioni erettili., eiaculazione precoce e/o ritardata. Poveracci, Ma chi glielo ha fatto fare a volersi ostinare a fare gli insegnanti per forza e per un misero tozzo di pane poi. Mah,siamo veramente nel campo dei misteri fideistici.
La cosa più curiosa poi è che stiamo assistendosi ad un patto di un’ipocrita convenienza reciproca tra insegnanti e scolari, tra baroni universitari e studenti, in cui i secondi tengono paradossalmente bordone ai primi, cosa mai vista fino ad ora, giacchè sarebbe statio più logico che gli studenti e le loro famiglie protestassero per una didattica migliore, per infrastrutture adeguate e per dei programmi scolastici che non siano alieni, com’è oggi, al mondo del lavoro con cui dovranno fare i conti poi negli anni a venire. Certo i figli di papà non avranno alcun problema, la pappa la troverranno già bella che pronta. Ma i non-figli di papà una volta ottenuto l’agognato ma illusorio “pezzo di carta” cosa se ne faranno se non ficcarselo dove abitualmente si somministrano le supposte?
Diciamolo molto chiaramente: la scuola italiana così com’è messa oggi non serve a formare un bel niente, è solo uno “stipendificio” (97% delll’intero budeget scolastico nazionale) che offre un sussidio di sussistenza ad una massa smisurata di nuovi poveri con la laurea. Ovviamente ad insegnanti di massa non può che corrispondere una scuola di massa in cui non conta il livello formativo raggiunto, che è livellato per tutti verso il basso, bensì il “titolo di studio” legale per accedere al “posto sicuro” negli apparati della pubblica ammnistrazione .
Ora visto che la pacchia è finita, perlolmeno nel campo dell’insegnamento, non sarebbe un’idea peregrina abolire l’obbligo scolastico fino ai 16 anni , che ha sottratto preziose braccia all’agricoltura, all’edilizia, al giardinaggio, alla carpenteria, alla nettezza urbana, alla pastorizia e riportarlo fino alla quinta elementare giusto per non rimanere completamente analfabeti. D’altronde una volta che uno sa leggere, scrivere e far di conto non si capisce quale ulteriore giovamento possa avere un fanciullo refrattario allo studio OBBLIGANDOLO a continuare ad andare a scuola, anche perché i ragazzi che hanno buone qualità di apprendimento continuarenno senz’altro gli studi VOLONTARIAMENTE. Quindi la frequenza scolastica successiva all’istruzione elementare dovrebbe essere VOLONTARIA e giammai coercitiva. Diversamente il risultato è, come avviene oggi, ritrovarsi classi piene zeppe di somari, caratteriali, balordi di ogni risma che non hanno voglia di studiare ma rompono le scatole in classe ben sapendo che li si DEVE sopportare per forza. Ovvio poi che la “qualità” dell’apprendimento dell’intera classe ne viene a risentire. Quindi con una riforma del genere - elementari obbligatorie per tutti e poi frequenza scolastica facoltativa - piglieremmo due piccioni con una fava: in primis, avendo già la mano d’opera a casa, si metterebbe a tacere la retorica progressista che continua a menarcela con la fanfaluca che gli immigrati sono una “risorsa” per quei lavori che gli italiani non vogliono più fare ed in secundis, lo Stato non si sentirebbe l’obbligo “caritatevole” di assicurare un posto a diplomati e laureati di “massa” che ovviamente, avendo ottenuto il “pezzo di carta”, sdegnosamente e malmostosamente non ne vorrebbero poi sapere di fare dei lavori manuali, considerando loro un “diritto” avere un “posto” adeguato loro titolo di studio, il che, detto con altre parole, significa un bel posto statale dietro una bella cattedra o scrivania a grattarsi quella regione anatomica che si chiama perineo.
Naturalmente, contestualmente al ripristino dell’obbligo scolastico fino alla quinta elementare dovrebbe disporsi la chiusura delle numerose ed ancorché inutili università e facoltà sorte in questi ultimi decenni in tutta Italia, giacchè l’unica unica ragione della loro istituzione è l’aver dovuto accontentare baroni universitari che a loro volta dovevano beneficare dopo decenni di “anolictus” i propri schiavetti, che oggi eufemisticamente si chiamano “ricercatori”, regalando loro, a spese del contribuente italiano, qualche cattedra universitaria da qualche altra parte in attesa di ritornare nelle sede universitaria d’origine, più blasonata, una volta che il “barone” va in pensione o passa a miglio vita.
Questo spiega il “fiorire” di tante sedi universitarie” in città, alcune poco più che paesoni, totalmente sprovviste di alcun titolo di merito in quanto ad antiche tradizioni culturali: Catanzaro, Novara, Aversa, Campobasso, Ancona, Benevento, L’Aquila, Lecce, Macerata, Reggio Calabria, Cosenza, Potenza, Sassari, Teramo, Varese, Vercelli, Viterbo. Continuando di questo passo i non ci sarebbe stato da meravigliarsi se in futuro fossero sorte pure le facoltà di quartiere e magari quelle condominiali. Todos Caballeros ordunque o meglio “laureati”.
Invece limitando l’obbligo scolastico fino alla quinta elementare e chiudendo perlomeno quelle università precedentemente menzionate si selezionerebbero
dei soggetti più intelligenti e geniali. Ognuno infatti se la caverebbe da solo e l’avanzamento del sapere e della civiltà non ne risentirebbero per niente, anzi.
A conferma di ciò basti considerare che le scoperte più importanti dell’umanità non sono certo attribuibili alle opportunità offerte dall'insegnamento pubblico bensì alla ricerca individuale e molto spesso autodidatta di uomini che talvolta non erano neppure andati a scuola oppure erano stati pessimi studenti. Questi erano i veri geni non certo quei mediocri che da “grandi” fanno carriera per “anzianità” nel pubblico impiego mentre da “piccoli” erano stati i "primi" della classe, eterni leccaculi che alzavano ad ogni piè sospinto la mano quando il professore chiedeva “vediamo, chi è che sa rispondere a questa domanda”?
Oltre tutto il metodo didattico attuale è profondamente sbagliato perché si pretende di insegnare a tutti le stesse cose come se tutti possedessero il medesimo quoziente di intelligenza e non tenendo conto invece delle naturali disuguaglianze cognitive legate alla differenza qualitativa, quantitativa e razziale del patrimonio neuronale.
Quindi bando alle ciance, altro che istituzioni del “sapere”, le scuole di oggi non son altro che “case di custodia” per minori (nel senso etimologico del termine) per venire incontro alle esigenze di una massa indifferenziata di insegnanti e delle famiglie.
Infatti data oggi la crisi profonda in cui versa la famiglia tradizionale a causa delle “conquiste” progressiste in tema di aborto, divorzio, convivenze, coppie di fatto (tra maschi, femmine, pederasti, lesbiche) e “famigli allargate”, non si sa più a chi affidare i figli per l’intera giornata, per cui il sistema più comodo e gratuito per levarseli dalle scatole è di affidarli dalla mattina alla sera a queste gabbie circondariali, che con evidente perifrasi si definiscono“scuole”.
Parimenti gli insegnanti trasformati in baby sitters e badanti riceverenno uno stipendio sicuro, che è sì da morti di fame, ma che tutto sommato è commisurato alle ore settimanali in cui sono “impegnati”, senza contare poi i quasi tre mesi di vacanza all’anno (estate, Natale e Pasqua) in cui vengono pagati lo stesso pur senza fare una mazza.
Quindi non facciano tanto tartuferia, diciamo chiaro invece che questa situazione conviene a tutti, insegnanti e famiglie, in quanto ognuno ne trae un tornaconto. E non sono gli unici beneficati, basti pensare alla categoria dei bidelli notoriamente affetta da “invalidità” più svariate (che specie al Sud assumono un carattere “epidemico”). Trattasi com’è noto di “lavoratori” ad “alta specializzazione” che ricevono uno stipendio mensile quasi esclusivamente per suonare la campanella e portare qualche circolare nelle aule. Di pulire i pavimenti dei bagni dalle pisciate fuori dal cesso non se ne parla neppure, ora loro si chiamano “collaboratori scolastici” e per pulire il pavimenti pisciati ci sono gli appalti esterni e così pure per scaldare la pappa ai fanciulli. Al massimo i cibi possono essere “scodellati”, tant’è che per tale autorevole compito le Istituzioni hanno avvertito l’esigenza di “creare” una nuova figura professionale, la “scodellatrice scolastica” e non è una stronzata, lo giuro, o meglio è una stronzata ma purtroppo è tutto vero.
Gigi Borotti
borotti@supereva.it
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