domenica 8 maggio 2011

Anno scolastico 2011/2012: i primi dati sugli organici confermano le difficoltà

FIRENZE – Due incontri, in palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, per un primo confronto fra Regione, Ufficio Scolastico Regionale (USR), sindacati ed enti locali sui numeri relativi al contingente organico del personale docente, in Toscana, nelle scuole dell’infanzia e in quelle primarie oltre che per le attività di sostegno.
“Due momenti – sottolinea Stella Targetti, vicepresidente di Regione Toscana con delega all’Istruzione – che confermano non solo una forte preoccupazione, ma anche un’altrettanto forte volontà di trovare soluzioni adeguate per una emergenza che chiama tutti alla responsabilità”.

Per le scuole dell’infanzia è confermato il blocco dell’organico e questo vuol dire – spiega “assai preoccupata” Stella Targetti – che 156 sezioni di scuola materna restano scoperte dall’organico statale con uno scostamento fra richieste e disponibilità che ormai si verifica da tre anni.

Negli scorsi anni la Regione Toscana si era attivata, con sue risorse, salvando la situazione nelle scuole dell’infanzia e venendo incontro ai bisogni di tante famiglie, ma questa volta – aggiunge Targetti – “il contesto è davvero più grave: stiamo cercando di trovare una soluzione e il confronto, in Giunta, è aperto ma non nascondo le difficoltà”.

Per la scuola primaria, nell’intera Toscana è confermato il dato di un taglio pari a 498 posti: nonostante la cifra importante, la tendenza dell’USR è quella di confermare tutte le sezioni a 40 ore esistenti, senza peraltro vedere un aumento del numero di alunni per classe.

Per quanto riguarda i posti di sostegno (con una previsione di alunni diversamente abili che si attesta sulle 9.770 unità, in calo rispetto ai 9.961 dell’anno scolastico in corso) l’USR ha già chiesto al MIUR di incrementare il numero degli insegnanti sulla base di quanto, alla Toscana, spetterebbe se davvero fossero rispettati i parametri di organico ex legge Finanziaria 2008. In ballo ci sono 376 posti che è la differenza fra i 2.857 assegnati dal MIUR (esattamente come nell’anno scolastico in corso) e i 3.233 spettanti sulla Finanziaria 2008. “Convividiamo e sosterremo con forza – commenta Stella Targetti – la richiesta dell’USR”

I dati sono stati forniti dall’USR e analizzati in due successivi incontri, ospitati presso la presidenza di Regione Toscana, che hanno dato luogo a due rispettivi “tavoli” che Regione Toscana – prosegue Stella Targetti – intende rendere permanenti “perchè è di fondamentale importanza convenire su un metodo di lavoro basato su un confronto costante e su un ascolto reciproco”.

Il primo dei due tavoli vede la presenza dell’Ufficio Scolastico Regionale, con il direttore Angela Palamone, e di tutti i sindacati della scuola mentre il secondo tavolo (“una novità”, precisa Stella Targetti) mette insieme le rappresentanze istituzionali degli enti locali della Toscan (Anci, Uncem, Upi)oltre che l’USR.
Non mancano, da Stella Targetti, parole di “apprezzamento” per Angela Palamone. “Con il nuovo direttore USR, pur nel rispetto per la diversità dei ruoli, ci sentiamo in buona sintonia attorno alla necessità di affrontare, a servizio della scuola, un momento così difficile sulla base di un metodo di lavoro nuovo e condiviso: i due tavoli, che vogliamo permanenti, ne sono una riprova”.
Mauro Banchini

Da http://toscana-notizie.it
05/05/2011

domenica 1 maggio 2011

Il 6 maggio un'altra Italia in piazza,
per la Scuola e la Costituzione


Niente da fare, Berlusconi ce l'ha proprio con la scuola pubblica. Una spesa da tagliare, un covo di fannulloni sovversivi, un luogo che non permette alle famiglie di indottrinare i propri figli – perché va da sé che educare è inculcare qualcosa a qualcuno...
In un certo senso tutta questa rabbia è quasi confortante: deve avere una certa importanza quello che accade nelle classi se viene attaccato tutti i giorni con questa violenza.
Forse la scuola è temuta come una sorta di istituzione concorrente che rischia di allontanare le giovani dall'accademia di vita di Arcore.
Ma le ragazze e i ragazzi che abitano le nostre classi sono tutt'altro che manipolabili a piacere. Sono loro anzi che danno un bel po' di vita alla scuola: malgrado tutto, ci portano ancora domande, dubbi, desideri. E forse è proprio questo lo scandalo. La vita fuori dal controllo del potere e del denaro. Non in vendita. Come la democrazia vera, così pericolosa se sfugge al potere patrimoniale del leader.

Il berlusconismo non ama la scuola perché non sopporta gli spazi pubblici, i luoghi della democrazia, del confronto, della libertà.
Insegnanti e studenti della scuola pubblica lo sanno di essere in gioco in quanto tali. Non per quello che vi si insegna di conflittuale con i valori della famiglia. Quei valori sono in crisi, casomai, per come sono rappresentati da padri e madri che mandano la figlia al Palazzo sperando che sia lei la favorita del Principe.

La verità è che, in un modo o in un altro, la scuola è ancora uno spazio pubblico, un campo di relazioni aperte. È’ la scuola della Costituzione: quella che lavora a ridurre gli ostacoli alla libertà e alla partecipazione democratica. Quella che costruisce uguaglianza e libera differenze. Basta e avanza per essere detestata da questo governo. Un luogo in cui si cessa di essere proprietà di qualcuno, oggetto passivo di scelte altrui. Berlusconi dice alle famiglie che possono continuare a possedere i loro figli solo nelle scuole private, quelle libere dalla società. La scuola deve essere il giardino recintato di casa, la città di Truman show, mica un bosco o un paesaggio da esplorare.
Il modello di democrazia di Berlusconi è un modello proprietario, feudale. Tutto si può e si deve possedere. Corpi, ville, deputati, voti. Chiaro che il sapere non c'entra – a meno che non serva per competere a “Chi vuol essere milionario”.

A noi insegnanti, studenti e famiglie che credono nella Costituzione e nel sapere, tocca invece continuare ad essere scuola, in quel modo che tanto inquieta il governo. Una scuola che non inculca nulla nelle teste passive di nessuno, ma costruisce cultura e rappresenta una possibilità della vita fuori dalle solitudini globali dei supermercati di massa.

Il 6 maggio è un giorno importante per insegnanti, studenti e genitori, aldilà delle questioni strettamente sindacali o di sigla. In piazza ci sarà la cultura, la democrazia, la Costituzione, la laicità. Cioè la scuola. Che pure così sgangherata fa paura, perché niente deve sfuggire ai consigli per gli acquisti e alle strategie di vendita. Sarebbe uno scandalo.

Primo compito nostro è continuare ad essere quello scandalo. Fare vivere quello spazio come sottrazione alla devastazione culturale e politica che ci circonda. Farlo respirare libero come esperienza di ricerca di sé e felicità collettiva.

STUDENTI GENITORI INSEGNANTI
INSIEME PER LO SCIOPERO GENERALE E I REFERENDUM



LA SCUOLA PUBBLICA FA
PAURA A QUESTO GOVERNO.
RICORDA LA COSTITUZIONE

6 maggio 2011
Sciopero Generale CGIL

Insegnanti
Studenti
Genitori
Lavoratori/lavoratrici
della scuola e per la scuola


un'altra Italia in piazza
per la Scuola e la Costituzione


CORTEO A FIRENZE

PARTENZE:

CON LA CGIL
Piazza Indipendenza alle ore 9.00 e in corteo fino a Santa Croce

INSIEME PER LO SCIOPERO GENERALE E I REFERENDUM
Società civile e movimenti in corteo da Piazza Ognissanti ( ore 9.15) a Piazza Duomo
e con il corteo CGIL fino a Santa Croce

lunedì 14 marzo 2011

Documento Scuola Media Cavalcanti

Sesto F.no, 6 marzo 2011
I sottoscritti firmatari del presente documento, insegnanti della Scuola Sec. I grado Cavalcanti d Sesto F.no, dichiarano di:
1) non aver mai agito per inculcare idee
2) aver sempre lavorato per educare gli studenti ai valori democratici della Costituzione
(i quali vengono continuamente calpestati da chi attualmente - ma speriamo per poco - ci governa!)
seguono 42 firme

giovedì 10 marzo 2011

I tagli del prossimo anno

Scuola: mille docenti in meno in Toscana
L’allarme arriva dalla Cisl regionale


Quasi mille docenti in meno nella scuola toscana del prossimo anno. Questi i numeri resi noti dalla Cisl Toscana a seguito dei tagli agli organici per l’anno scolastico 2011-2012 secondo quanto previsto dal Ministero.
“Siamo preoccupati per la qualità della scuola pubblica che dovrà sopportare per il terzo anno consecutivo un taglio di risorse non indifferenti” dice Cristina Zini, segretaria generale della Cisl scuola toscana.
Le tabelle fornite in questo momento sono ancora provvisorie, ma i tagli indicati sono superiori, seppure di poco, rispetto a quanto si prevedeva. Al conto andranno poi aggiunti i dati del personale non docente che non sono ancora noti.
Il calo complessivo stimato dei docenti in Toscana sarà del 2,53%.

Da www.intoscana.it
05/03/2011

sabato 5 marzo 2011

Berlusconi offende la scuola pubblica

Anche la musica con la scuola pubblica
firmano Jovanotti, Ligabue e la Mannoia

Proteste da politica, sindacati, cittadini dopo l'attacco di Berlusconi all'istruzione pubblica. E Repubblica ha deciso di aprire uno spazio per dare voce ai messaggi di professori, studenti, genitori. Dopo le firme di Veronesi, Camilleri, Fo, il "prof" Vecchioni e Benedetta Tobagi, tante adesioni da cantautori, rock band e rapper

Assieme alle migliaia di commenti dei lettori, cresce di minuto in minuto anche il numero delle adesioni illustri all'iniziativa lanciata da Repubblica a difesa della scuola pubblica dopo le offensive parole rivolte da Berlusconi agli insegnanti.
Raccolte subito le firme di Dario Fo e Franca Rame, Umberto Veronesi, Andrea Camilleri, del "prof" Roberto Vecchioni e della moglie Daria Colombo, anche lei insegnante, di Marco Lodoli e Paola Mastrocola, scrittori e docenti, della giornalista e scrittrice Benedetta Tobagi, spiccano adesso le firme del regista Ferzan Ozpetek e dell'attore Riccardo Scamarcio, come della giornalista e conduttrice Ilaria D'Amico.
Ma è soprattutto il mondo della musica a mettersi in movimento. Siglano l'appello di Repubblica, tra gli altri, Ligabue, Jovanotti, Fiorella Mannoia, Carmen Consoli, Paola Turci, Francesco Renga, Caparezza, Max Pezzali, i Subsonica, Vinicio Capossela, Eros Ramazzotti, i Verdena, Arisa, i Baustelle.

Per firmare l’appello
Io difendo la scuola pubblica perché... è di tutti vai su
http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391205

mercoledì 23 febbraio 2011

Udienza del TAR sui ricorsi contro i tagli

Comunicato stampa

TAVOLO REGIONALE PER LA DIFESA DELLA SCUOLA STATALE

IL TAR DEL LAZIO DECIDE I RICORSI CONTRO I TAGLI NELLA SCUOLA

Si è svolta ieri [18/02/11, n.d.r.] al TAR del Lazio l’udienza per la discussione dei ricorsi contro i tagli alla spesa per la scuola ed in particolare agli organici.

Peraltro ulteriori pesanti tagli sono previsti anche per il prossimo anno scolastico.

Nel corso della discussione è stato possibile rilevare che gli stessi giudici del TAR sembravano convinti delle illegittimità degli atti della Gelmini (e Tremonti), anche se hanno manifestato qualche dubbio sull’attualità dell’interesse processuale;la documentazione prodotta e le argomentazioni difensive avrebbero dovuto dissipare tali dubbi. Fra un paio di mesi si conoscerà l’esito.

Il Tavolo peraltro, nella convinzione che le iniziative legali possono avere maggiore efficacia se sono inserite in una più ampia mobilitazione politica, più volte aveva sollecitato la contestazione di tutti gli atti conseguenti ai tagli agli organici e l’impegno degli Enti Locali e soprattutto delle Regioni; al ricorso hanno aderito le Province di Bologna, Cosenza, Perugia, Pistoia e Vibo Valentia ed i Comuni di Fiesole, Imola e del Circondario dell’Empolese-Val d’Elsa e gli altri Comuni e Province che pure hanno protestato contro i tagli?

Ma soprattutto è stata gravissima l’assenza delle Regioni di centro-sinistra che, nonostante siano state snobbate dalla Gelmini che non ha nemmeno acquisito il parere della Conferenza Unificata, per legge obbligatorio e nonostante siano state ripetutamente sollecitate, hanno risposto con un silenzio tanto assordante quanto grave.

Ovviamente ognuno dovrà assumersi le piena responsabilità di ciò che ha fatto e di ciò che, pur dovendo fare e pur sollecitato, non ha fatto.

martedì 1 febbraio 2011

A Scandicci primi Stati generali della scuola

8 FEBBRAIO: STATI GENERALI DELLA SCUOLA IN TOSCANA

Martedì 8 febbraio la prima edizione dell'assemblea nata "per costruire il futuro della Toscana". Presenti Giovanni Di Fede, Assessore provinciale istruzione, e Stella Targetti, Assessore all'Istruzione della Regione Toscana

Un'assemblea che nasce con l'intenzione di trovare "idee, progetti ed esperienze per il futuro della Toscana".

Si terranno il prossimo 8 febbraio 2011, presso i locali dell'Istituto Russel Newton di Scandicci (Firenze), i primi Stati generali della scuola della Toscana, che vedranno la partecipazione di numerose componenti del mondo dell'istruzione. Per quanto riguarda le istituzioni, saranno presenti l'Assessore all'Istruzione della Provincia di Firenze, Giovanni Di Fede, l'Assessore all'Istruzione della Regione Toscana, Stella Targetti, e dell'Assessore all'Istruzione del Comune di Scandicci, Sandro Fallani.

Il programma della giornata prevede anche una serie di incontri, in mattinata, in alcune delle realtà scolastiche del territorio, prima della serie di approfondimenti al Newton che vedranno intervenire alcune della realtà regionali (Livorno, Prato, Pisa).

Prevista per le ore 12 e 30, a Palazzo Medici Riccardi (Sala Fallaci) una conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa, dove parteciperanno le autorità istituzionali della manifestazione.

Da http://met.provincia.fi.it
31/01/2011

domenica 23 gennaio 2011

Un po’ di cifre sull’uso fondi per il finanziamento ordinario delle scuole

8 euro l’anno per bambino è uno spreco?

Spulciando tra le circolari e i documenti in sala professori, prima di Natale gli insegnanti potevano leggere la lettera aperta inviata dal segretario generale della FLC CGIL, Domenico Pantaleo, sul ripristino dei fondi per il finanziamento ordinario delle scuole: 120 milioni di euro, che il MIUR si è impegnato a erogare per il funzionamento didattico e amministrativo dell’anno scolastico in corso.
Perché un ripristino? Ripercorriamo brevemente la storia.
Con il D. M. n. 21 del 1 marzo 2007, l’allora ministro Fioroni decretava l’assegnazione di una dotazione finanziaria annuale alle istituzioni scolastiche statali autonome, indicandone criteri e parametri in apposite tabelle allegate. Tuttavia negli ultimi due anni, il 2008/9 e il 2009/10, i fondi per il funzionamento didattico e amministrativo alle scuole statali non sono mai arrivati, coerentemente con il taglio di circa otto miliardi di euro decretato dal governo Berlusconi con la legge 133 del 2008, in corso di realizzazione attraverso il triennale piano programmatico attuativo.
Come è potuto accadere che un capitolo di spesa specificamente indicato in un decreto ministeriale in vigore sia sparito per due anni dai bilanci delle scuole?
E’ semplice. Nei programmi annuali compilati dal Ministero per ogni istituto si assegnavano budget complessivi piuttosto generici, da cui, tolti i pagamenti per i supplenti, i compensi per i commissari degli esami di Stato, la quota del fondo d’istituto e i contributi previdenziali ed erariali, per il funzionamento didattico e amministrativo non restava più nulla.
E mentre, di fatto, si cancellavano quei fondi, con le stesse circolari che fornivano le indicazioni operative sulla predisposizione dei programmi annuali (datate 14/12/2008 e 22/2/2010), il MIUR invitava le istituzioni scolastiche, cioè i dirigenti che firmano il bilancio, ad inserire i residui attivi nell’aggregato “Z – Disponibilità da programmare”, costringendoli dunque di fatto a rinunciare anche al recupero dei crediti pregressi che tutte le scuole d’Italia vantano nei confronti dell’amministrazione centrale e che ammontano oggi a circa 1,3 miliardi di euro.
Soldi, per inciso, già spesi dalle scuole con legittimi anticipi di cassa, ovvero con prelievi fatti dai fondi non vincolati, in teoria destinati all’ampliamento dell’offerta formativa, all’innovazione o alla messa in sicurezza delle scuole. Uno fra tutti, il contributo volontario delle famiglie, quell’erogazione liberale privata voluta da Pierluigi Bersani nel 2007 che attualmente è considerata una specie di manna da chi deve pagare prestazioni indispensabili per garantire la sopravvivenza della scuola pubblica.
Oggi, lo sforzo congiunto di sindacati e movimenti, insieme alla resistenza passiva di tanti dirigenti che hanno ignorato i fantasiosi suggerimenti contabili del ministero, garantiscono il ripristino di questo specifico finanziamento.
Si tratta di 120 milioni di euro, così calcolati: 8 euro l’anno per coprire le spese amministrative e didattiche di ogni bambino delle scuole elementari e medie, 12 euro l’anno per ogni studente di liceo, 12 euro l’anno forfettari per ogni alunno diversamente abile, indipendentemente dall’età e dal tipo di scuola frequentata.
Con soli 8 euro complessivi una maestra deve fare tutte le fotocopie e acquistare tutti i materiali didattici che servono a un bambino in un anno, un ufficio di segreteria deve espletare tutte le sue pratiche, una scuola deve acquistare e manutenere le sue attrezzature per quel singolo bambino.
Con soli 12 euro l’anno la scuola deve provvedere al funzionamento amministrativo e didattico dell’istituzione per un alunno disabile.
Per le attività didattiche dei bambini con bisogni speciali, che vanno da forme lievi di disgrafia e dislessia a disturbi del comportamento o ai deficit dell’attenzione, e che sono in continuo aumento, nessun ministro dell’istruzione ha mai previsto finanziamenti di alcun tipo. Ça va sans dire, maestre e insegnanti comprano e pagano di tasca loro tutti i materiali che servono quotidianamente.
Di questi fatti e di queste cifre parliamo. E questa è solo una parte di ciò che per due anni ci è stato tolto e che ora viene ripristinato ma non restituito. Queste sono le cifre degli sprechi che giustificano i tagli draconiani nel comparto della pubblica amministrazione rappresentato dalla scuola, la cui incidenza negli investimenti del Pil è storicamente ben al di sotto della media europea. Oggi, ben al di sotto della soglia della dignità di un paese e della sopravvivenza di un’istituzione garantita dalla Costituzione.
E intanto continuano a essere inseriti, anche nella legge di stabilità che il Parlamento ha votato a dicembre, finanziamenti statali alle scuole private paritarie, finanziamenti che la Corte Costituzionale, con la sentenza del 27/2/2009, ha dichiarato illegittimi.
Anna Angelucci

Da www.aetnanet.org
14/01/2011

sabato 15 gennaio 2011

Tagli al tempo anche alle medie

Addio al tempo pieno nelle scuole
alle medie resiste una classe su cinque

Crollo dopo i tagli della Gelmini: in due anni la scuola media ha perso 14mila cattedre anche se cio sono 33mila alunni in più. E i genitori protestano. Lazio, Marche ed Emilia-Romagna le Regioni più colpite. Al top Basilicata, Sardegna e Calabria

Crolla il tempo prolungato alla scuola media. In meno di cinque anni, le classi che offrono mensa e lezioni pomeridiane ai ragazzini della secondaria di primo grado sono diminuite drasticamente. E addirittura quelle che offrono 37/40 ore settimanali si sono più che dimezzate. Del resto, il calo del tempo-scuola alla media era nell'aria. E adesso i dati lo confermano. "Il ministro Gelmini non ha abolito ufficialmente il tempo prolungato - spiega Angela Nava, del Coordinamento genitori democratici - ma con una serie di provvedimenti l'ha reso nei fatti sempre più faticoso. Dal 2008, non è possibile ampliare il numero totale delle classi a tempo prolungato - continua - e per attivarlo occorre formare un corso completo: prima, seconda e terza. La scuola, inoltre, deve essere in possesso di tutte le strutture adeguate: come la mensa. Quest'ultima condizione, con le pecche degli edifici scolastici italiani è quella più condizionante". E le famiglie? "Le famiglie continuano a chiedere il servizio scolastico pomeridiano che le scuole spesso possono offrire soltanto a pagamento. Negli ultimi anni - conclude Nava - si è registrato un fiorire di cooperative che all'interno delle stesse mura scolastiche offrono servizi scolastici pomeridiani a pagamento per le famiglie".
Bastava leggere attentamente il regolamento di riforma della scuola media per intuire come sarebbero andate le cose. "Le classi a tempo prolungato - recita infatti il decreto - sono autorizzate nei limiti della dotazione organica assegnata a ciascuna provincia (...) per un orario settimanale di 36 ore. In via eccezionale, può essere autorizzato un orario settimanale fino a 40 ore solo in presenza di una richiesta maggioritaria delle famiglie". E qualche passo dopo, precisa: "Le classi funzionanti a tempo prolungato sono ricondotte all'orario normale in mancanza di servizi e strutture idonei a consentire lo svolgimento obbligatorio di attività in fasce orarie pomeridiane e nella impossibilità di garantire il funzionamenti di un corso intero a tempo prolungato".
Un mix di vincoli quasi insormontabile per i presidi. Anche perché, in appena due anni scolastici (dal 2008/2009 al 2010/2011), nonostante il numero di alunni si sia incrementato di 33 mila unità, la scuola media è stata colpita da un taglio di quasi 14 mila cattedre. Operazione possibile soltanto alleggerendo i curricula e la permanenza a scuola degli studenti. Nel 2006/2007, quando a viale Trastevere sedeva Giuseppe Fioroni, le classi con orario pomeridiano sfioravano il 29 per cento. Ma già due anni dopo, con in sella Mariastella Gelmini, la percentuale scendeva di tre punti abbondanti per attestarsi ad un 21 per cento scarso quest'anno. A fare il pieno, tre regioni meridionali: Basilicata, Sardegna e Calabria (le più colpite sono invece Lazio, Marche ed Emilia). Ma in appena due bienni, la consistenza del Tempo prolungato si è contratta di 8 punti percentuali e 6.227 classi: oltre un quarto del totale.
A chiarire come andavano le cose qualche anno fa alla media ci pensa una pubblicazione del ministero. Nel 2006/2007, oltre metà delle classi (il 51 e mezzo per cento) rimaneva a scuola per un numero di ore variabile tra 31 e 33. Il 13 per cento delle classi fruiva di 34/36 ore di lezione a settimana e 6 classi su 100 rimanevano a scuola da 37 a 40 ore settimanali. Senza troppe ristrettezze agli organici, l'autonomia scolastica consentiva infatti alle scuole di declinare il tempo-scuola in relazione alle esigenze di studenti e famiglie. Nell'era Gelmini non è possibile spaziare troppo: due soli moduli-orario di 30 o 36 ore settimanali. E solo eccezionalmente 40.
(Salvo Intravaia)

Da www.repubblica.it
13/01/2011