Cari Concittadini,
vi scrivo per informarvi che la scuola si trova in bancarotta, incapace di assolvere alle più elementari faccende di funzionamento. Le Direzioni didattiche non hanno più soldi: né per le supplenti, né per i gessetti, tanto meno per i progetti, o per le più basilari attrezzature tecnologiche, figuratevi poi per le tanto propagandate lavagne interattive!
Da quando il pagamento delle supplenze “brevi” è stato demandato alle amministrazioni delle varie istituzioni scolastiche, i fondi erogati dallo Stato, spesso già insufficienti, sono gradualmente diminuiti, creando “buchi” di bilancio molto creativi, alimentati da promesse del Ministero spesso disattese, ed ora costringendo il personale scolastico, dai media tanto vituperato, ad acrobazie d’orario e volontariato per assicurare alle classi almeno la sorveglianza.
Racconto soltanto la situazione del Circolo didattico in cui insegno, che non credo affatto uno di quelli più indebitati. Siamo a Modena, le nostre scuole funzionano a tempo pieno da decenni, il personale docente in gran parte è stabile da parecchi anni, impegnato in aggiornamenti, innovazione, ricerca e sperimentazione. Negli ultimi tempi si sono dovute pagare supplenze brevi che, di mese in mese, duravano l’intero anno, o per le maternità degli insegnanti titolari o, e molto spesso, in sostituzione di docenti che nessuno ha mai visto, perché magari si trovano a centinaia di chilometri di distanza. Per il primo giorno di assenza, tra noi insegnanti “visibili”, ci siamo sempre sostituiti senza battere ciglio, ma il buco amministrativo si è allargato comunque.
Quest’anno, tra gennaio e febbraio, all’epoca delle influenze, il problema si è presentato in tutta la sua gravità. Il Circolo sta già spendendo il suo budget per supplire tre insegnanti assenti dall’inizio dell’anno scolastico e “malati” in previsione fino a giugno. Se qualcuno di noi, che a scuola ci siamo, si becca un’influenza, per salvare quel poco di fondi che ci serve per pagare gli incarichi straordinari, i progetti teatro e musica che offriamo da anni, e financo i gessetti per le lavagne normali, dobbiamo sostituirci tra noi, dando la disponibilità ad essere chiamati da un’ora all’altra o spostandoci sulle classi scoperte appena ne abbiamo la possibilità. E lo facciamo, anche per la metà del compenso che ci spetterebbe, evitando di dividere i bambini nelle altre classi, ma pur sempre creando disagio alla classe, che si vede ruotare anche tre maestre diverse nell’arco di una giornata e certamente non può seguire un buon lavoro didattico.
Che dite: non siamo ormai alla frutta?
In compenso ci mandano la visita fiscale (e pagano lautamente il medico, sempre con lo stesso fondo) anche per un solo giorno di assenza, controllano nello stesso modo i docenti a casa da sempre (non si può indagare il referto di un medico!), varano una bella legge come quella della Gelmini, che annulla le compresenze (cioè i laboratori, le uscite, i progetti, il lavoro di gruppo, gli interventi individualizzati, i recuperi, gli sviluppi…), sopprime la programmazione, ci obbliga a due ore in più settimanali, ci rimanda ai bei tempi in cui eravamo padroni della classe.
Non si veda vittimismo degli insegnanti in tutto ciò: anche se sarebbe ora di darci un taglio con le accuse di indolenza e incompetenza che si fanno alla scuola da parte di certi media (pieni di operatori culturali di ben altro calibro, rispetto ai docenti! Certamente di ben altro stipendio) o di gente che dalla scuola è lontana e nulla ne sa (ma sono tutti professori per parlare di calcio e di bei tempi andati). È che siamo davvero molto preoccupati: la scuola pubblica è sempre più penalizzata, tagliata, disattesa, lasciata allo sbando. Si guardi per verifica l’aumento vertiginoso delle iscrizioni alle scuole private di quest’anno!
C’è un bella notizia, però. I tanti di noi che nella scuola ci hanno messo l’impegno, la mente ed il cuore non hanno intenzione di mollare. Abbiamo intenzione di resistere, addirittura abbiamo voglia di batterci (inedito, per dei maestri). Stiamo cercando alleati e sappiamo che li troveremo per primi nei genitori dei nostri alunni.
Non è una gran bella idea quella di indebolire le risorse sul futuro per una comunità in crisi, prova ne sia che all’estero si fa il contrario. Non è nemmeno una bella idea quella di dividere una comunità in crisi, deviando una parte dell’utenza verso istituzioni private, quando la scuola è il primo e spesso l’ultimo posto in cui si può stare bene tutti insieme.
Non mi pare nemmeno una buona idea prendersela proprio con la scuola che funziona meglio in Italia, molto in alto nelle graduatorie delle indagini internazionali, solo perché i nostri studenti sono troppo piccoli per andare in piazza e durante le vacanze si possono firmare circolari senza che nessuno ci faccia caso.
I nostri ragazzi sono il futuro di tutti, la cosa più preziosa che possa avere una società. In un’epoca di riflessioni s’impongono delle scelte, del coraggio e anche dei sacrifici, che siamo disposti a fare, purché se ne condividano i fini e le modalità.
Modena, Febbraio 2009,
Cristina Tioli
(9° Circolo Didattico di Modena, scuola primaria “M. L. King”)
venerdì 6 marzo 2009
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2 commenti:
Che dire? Per noi genitori questo lascia senza parole...
Grazie Cristina per la tua lunga lettera.
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